Il mio istinto sarebbe quello di coprirmi le orecchie a intermittenza e lasciar defluire il tuo fiume di inutilità cantando una canzoncina come fanno gli adulti che imitano i bambini, ma la costanza con cui cerco di far prevalere la componente razionale di me, che mi vuole accondiscendente e benevolo verso il prossimo, in un’ottica commerciale s’intende, è mirata solo all’obiettivo di trovare un punto per fare breccia nel tuo egocentrismo e colpirti con una domanda, una di quelle a cui non sei più abituato almeno da quando eserciti immeritatamente il tuo potere. Solo una domanda, che agirà come un cavallo di Troia nel tuo essere egoriferito separandosi in particelle programmate per diffondersi come un virus informatico a tutti i livelli, decine centinaia e migliaia di stralci di codice che ti indurranno a cercare una risposta che non troverai da nessuna parte. Non nella tua memoria, che ha conservato solo le informazioni in uscita. Non nelle tue mani, abituate a stringere nodi di cravatta allo specchio. Non nel resto del tuo corpo, allenatissimo a muoversi innaturalmente sotto macchine da palestra sovraccariche di pesi. Così, esaurito il tempo regolamentare per elaborare una reazione verbale degna di te e di tutto quello che rappresenti, che non arriverà mai, tutte le particelle si ricomporranno al centro della tua scatola cranica tutt’altro che irsuta come componenti tecnologici di un robot in un cartone giapponese. A quel punto si attiverà una forza centripeta tale da indurre la parte superiore del tuo corpo, quella che dovrebbe essere stata progettata per guidare il resto, a un fenomeno raccapricciante di implosione degno di un b-movie splatter, dal quale si librerà nell’aria una nube di vapore a forma di punto interrogativo, quello che avresti potuto mettere al termine di una banalissima richiesta di chiarimento anziché cercare, come sempre, la soluzione nelle tue sovrumane capacità professionali.
🙂
Scrivevi i testi ad Alex Drastico?
eh, magari fossi così pungente