verrà la morte e avrà un suo padiglione a Expo

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Attenzione Spoiler: questo post contiene anticipazioni che potrebbero compromettere la vostra esperienza di visitatori a Expo2015.

Una delle cose che fanno impazzire grandi e piccini in visita ad Expo è il passaporto su cui mettere i timbri di tutti gli stati visitati, credo che se raggiungi una certa quantità hai diritto a qualche premio ma non ho approfondito. Quindi ti fai timbrare in Irlanda, in Kazakhstan, Israele, persino in Russia, nella Santa Sede, fino agli stati del Magnum, del Lindt e dell’Intesa Sanpaolo e così via, che è un modo di visitare Expo piuttosto ignorante – lasciatemelo dire – ma che riflette lo spirito stesso con cui certe persone ignoranti come me si sono recate ad Expo. Il mio passaporto di essere umano che sa stare al mondo aveva bisogno proprio del timbro dell’Expo per non dover trovare mille scuse a chi mi chiedeva, vivendo a Milano, se ci ero già andato e per non dover rispondere no perché non me ne frega un cazzo. Ma comunque. I biglietti acquistati prima che iniziasse per non fare la figura del solito snob che snobba gli eventi di massa. Poi in primavera la visita sarebbe stata troppo acerba, in estate si moriva dal caldo, e ora che la fine di Expo ci sta a tutti con il fiato sul collo ci andiamo in milioni tutti simultaneamente, tanto che succede quel che succede. Non volevo negare a mia figlia il piacere di presenziare a un’iniziativa che chissà se capiterà ancora, quindi alla fine (anche per non buttare via i soldi) ci siamo andati. L’ingresso è filato via liscio: entrando nel primo pomeriggio dalla parte di Roserio i tempi di attesa sono nulli. Poi il dramma, perché dentro ci sono quei ennemila milioni di persone di cui sopra che sono già state dalle nove alle tredici in fila al padiglione dell’Italia o sono sopravvissute alle otto ore propedeutiche al Giappone e che hanno tutta l’aria di voler fartela pagare in qualche modo. Gente di tutti i tipi e scolaresche che sciamano nel decumano con inquietanti fenomeni acustici dovuti al loro vociare unito alle musiche di tutti i paesi che confluiscono lì nel punto di raccolta dell’area. Così ci ho provato anch’io, ma non ne sono stato all’altezza. Due ore per la Finlandia? Non se ne parla nemmeno. Tre per la Germania? Cinque per la Cina? No way, non ci siamo proprio. Alla fine mi sono accontentato dei fanalini di coda, i deludenti Messico e Francia e l’Olanda che praticamente è un non-padiglione che rispecchia perfettamente lo scazzo – o gezellig – che contraddistingue gli olandesi. Ci mancava solo il coffee shop e il quadro era completo. Ma che cosa pretendevo, ora che siamo agli sgoccioli e nessuno, appunto, vuole negarsi il timbro dell’occasione che non capiterà più. Occasione persa, peraltro. Expo vista come l’ho vista io, a urtarsi con i milioni di persone convenuti lo stesso giorno e senza vedere nulla di interessante se non i padiglioni e i cluster da fuori, ha ben poco da insegnarmi. C’erano dei contenuti? Sono riuscito a farmi un’idea dei progetti in ambito alimentare di tutti gli stati presenti? C’era la possibilità di ascoltare una a una le voci del mondo per salvare il pianeta dalla sua auto-consunzione? No, scordatevelo. Se l’obiettivo era vendere biglietti, invece, credetemi: ci sono riusciti. E se verrà la morte e avrà un suo padiglione a Expo, speriamo almeno che ci siano davvero otto ore di coda per entrare, magari nel frattempo Expo finisce e non se ne fa più nulla.

10 pensieri su “verrà la morte e avrà un suo padiglione a Expo

  1. Meno male che io non vivendo a Milano posso permettermi di fare la snob e avere la scusa buona perché sembrare che ci sia una ragione diversa dallo snobismo, se sono senza passaporto… 🙂

  2. Fantastico! Meno male allora che ho desistito all’idea di fare un salto a Milano solo per l’Expo. Non sapevo questa cosa dei timbri sul passaporto, una trovata geniale per far accorrere ancora più gente. Ma poi la curiosità, la gente rimane veramente 5 ore in fila per entrare a vedere un padiglione? Veramente veramente?

  3. sembra di sì. Io ci ho provato ma non avendo interesse vero per i contenuti ho gettato la spugna. Ci fossero stati i Cure, per dire, dentro a un padiglione avrei insistito fino in fondo.

  4. A luglio faceva un caldo porco ma quei maledetti arancioni del non padiglione nel cartoccio le patatine le mettevano davvero, non solo due e sotto gli scarti della frittura. E senza fila.

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