passare da una cosa a un’altra

Standard

Una moltitudine di persone rifugge il cambio come la peste perché concentra almeno tre fattori oltremodo sconvenienti riconducibili all’avvio della procedura di allontanamento dalla cosa A, l’identificazione del definitivo ultimo istante di appartenenza alla cosa A (il cosiddetto stacco) e l’inizio della cosa B con tutti i suoi effetti collaterali. Si tratta di tre elementi che comportano conseguenze talvolta serie nella stabilità emotiva delle persone. Partendo dal fondo, è facile che gli strascichi delle fasi precedenti possano diminuire la portata esperienziale dell’adattamento alla cosa B. Inutile commentare la complessità insita del cosiddetto stacco, momento gravoso già di per sé sul quale incide ulteriormente la contraddittorietà tra fatica in uscita e aspettative in ingresso. Ma è la procedura di allontanamento dalla cosa A la vera impresa, una scarpinata di cui spesso non si vede la cima, comunque un percorso tortuoso da cui quelli senza scrupoli saltano giù per sopraffare il cosiddetto stacco con il vantaggio dell’effetto sorpresa. Le persone più attente a lasciare tutto in ordine, invece, finisce che poi ci rimettono sotto tutti gli aspetti. Questo modo di essere “civili” nei confronti di qualcosa che non ci apparterrà più probabilmente è un fenomeno da combattere per migliorare il mondo. Se sentite qualcuno che non ne viene a capo o, comunque, sta per soccombere provato dall’ansia, dategli una spinta e fatelo cadere al di là della seconda parte della sua vita allo stesso modo in cui io sto accelerando il finale di questo post. Sarà meglio per tutti.