l’apprezzamento di terreno

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Non ho tre figli, una adolescente basta e avanza. Però nel mio piccolo sono l’ultimo di tre fratelli. Anzi, in verità ho due sorelle maggiori grazie alle quali la terra che avevo, comprensiva di una cascina costruita da qualche mio antenato chissà quando nel mezzo del terreno che apprezzavo moltissimo, mi è stata sottratta da un noto istituto bancario proprietario della relativa ipoteca. Non sto a entrare nei dettagli oltremodo tragici che è più salutare non far riemergere, ma la bizzarra iniziativa dell’attuale governo – ironia della sorte – mi ha fatto sorridere se, nel mio caso, non ci fosse invece da piangere. Sono certo che la cosa non sarà proprio così, che la banalizzazione dovuta alla sintesi a cui è soggetta l’informazione genera mostri giornalistici, però è un peccato che un provvedimento di questo genere non possa essere retroattivo e farmi recuperare, almeno parzialmente, quel poco di eredità che se fossi stato figlio unico mi sarebbe spettata. Invece niente. Ricordatevi inoltre che le spartizioni nei casi di successione dividono più dell’amore, giusto per parafrasare i Joy Division, quindi meglio concentrarsi su un rampollo solo e lavorare per il suo benessere. Comunque io, a zappar la terra e poi mettere le mani callose sporche di fango sulla tastiera di un pc, non mi ci vedo proprio. Per non parlare di chi sta per spendere diverse migliaia di euro per i nuovi Mac presentati ieri. Anzi, perché non un bel MacBook Pro al terzo parto? Della terra i giovani d’oggi non sanno proprio che farsene. Io per primo, anche se sono fuori target. E vi dirò anche che non sarò mai un luddista e non lo sarei nemmeno se fossi un contadino: sono a favore dell’uso dei più moderni mezzi per agevolare il lavoro nei campi e non denigrerei mai i macchinari che si utilizzano in agricoltura, non ho proprio l’indole del de-trattore (questa era sottile, vediamo se l’avete capita).

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