La campagna elettorale, nei paeselli in cui le liste si sfidano nell’eterna battaglia locale delle amministrative, assume spesso toni esilaranti. I candidati sindaci sfoggiano il meglio del loro guardaroba di provincia in pose ammiccanti, con quell’espressione in cui si vuole sembrare onesto, credibile e dalla parte dei cittadini, ciascuno con il linguaggio del corpo più vicino alla vision del partito che rappresenta e secondo i punti programmatici che ritiene più vicini all’elettorato di riferimento. Quelli riconducibili all’area nazifascista e negazionista sui temi delle politiche fatte dalle giunte di sinistra precedenti – e dell’olocausto tout-court – malgrado i cognomi meridionali (vi scrivo dal profondo nord) ostentano l’impegno a proteggerci dai rom che ci rubano nelle case e da chiunque manifesti sentimenti fuori dalle linee guida (o)dio patria e famiglia. Hanno le facce meno rassicuranti di tutti e, ad incontrarli di notte, c’è da avere davvero paura. I candidati del PD hanno un look che mette a proprio agio chi li conosce ma che incarna, per chi sta a destra, l’odio verso il ceto benestante, intellettuale e laureato che vorrebbe smantellare a colpi di panini calpestati e preoccupanti fiaccolate. Ci osservano giustamente con l’espressione che dice che basta studiare e leggere qualcosa di più articolato di un tweet per evitare di pensarla come gente del calibro di Salvini o Di Maio. D’altronde, anche a livello locale, nessuno ha sufficiente umiltà di affidarsi a terzi più preparati e competenti per la gestione delle magagne del posto, temi che spesso hanno la stessa urgenza di una macchina lasciata in doppia fila con le quattro frecce nella via principale del centro, davanti alla bottega del panettiere che sulla pagina Facebook “Sei di sailcazzo se…” denuncia la concorrenza sleale del kebabbaro di fronte. Non a caso il pane, a differenza dei falafel, si mangia durante la comunione. Poi ci sono gli outsider. Quelli del MoVimento dei moVimenti appiccicano flyer dedicati a incontri incentrati su questioni verticali: cani e gatti e dove trovarli, ste cazzo di piste ciclabili che a me mi hanno già reso invisi quelli che l’ambiente si salva pedalando, la decrescita felice ottenibile scambiandosi minchiate con il vicinato come principale motore economico. In tutto questo fervore ideologico mi chiedo, davvero, come si faccia ancora ad avere dei dubbi.