giorgino e gli altri riti della classe

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Giorgino è l’amico invisibile di Marco. Me lo ha presentato Marco stesso giovedì scorso appena tutti si sono seduti, ho chiuso la porta e ho acceso la Lim per iniziare la lezione. Ho pensato così di riservare una sedia vuota, quella che solitamente occupa l’insegnante di sostegno, a Giorgino. A chi mi ha chiesto dove fossero i suoi libri e i suoi quaderni ho risposto che Giorgino usa materiale invisibile tanto quanto lui ed è fortunato perché noi insegnanti non possiamo avere la certezza che completi le attività che proponiamo. Marco ha un cognome composto, di quelli formati da azione più complemento oggetto che derivano dalla notte dei tempi e richiamano antiche professioni. Su questo tema ci sarebbe tanto da scrivere, a partire dal veterinario che mi ha regalato i gatti e che si chiama Tagliabue. Marco invece lo ho soprannominato Sempreinpiedi, il motivo è facilmente intuibile. Indossa spesso una felpa con una crew di supereroi di grido e, sotto, una t-shirt con uno di quei personaggi nel dettaglio e secondo me c’è un piano dietro, come se la felpa fosse un menu su cui clicchi e si apre la pagina con l’approfondimento del supereroe che hai scelto.

La prima volta che mi ha chiesto di essere aiutato a togliere la felpa – in classe c’è una temperatura tropicale anche nei giorni della merla – ci siamo inventati il gioco che, rimanendo in maglietta, Marco si trasforma nel personaggio che ha stampato sul petto. Riproduco una specie di sigletta e riesco a creare la suspense. Da allora, ogni mattina, c’è un andirivieni alla cattedra di bambini che vogliono giocare alla metamorfosi. Felpe con l’unicorno che lasciano il posto a effigie di città americane. Divise di noti team calcistici locali che, una volta levate, svelano illustrazioni casuali stampate da catene di abbigliamento fast fashion. Con alcuni capi comprensivi di cappuccio corro il rischio di soffocare i miei alunni, così per sdrammatizzare il momento interpreto la scenetta del bambino che scompare fagocitato da quello che veste e poi torna con noi. Ci sono persino quelli che si vergognano di mostrare l’addome, così chiamo un aiutante a tenere ferma la t-shirt sotto mentre sfilo la felpa.

Infine c’è la questione dell’oro e dell’argento. Ho portato in classe una scatola piena di matite colorate che avevo in casa, appartenute a mia figlia e, come il resto del suo vecchio materiale scolastico, oggetto di culto famigliare. Si tratta di un set di mozziconi di varie marche che comprende anche una matita color oro e una color argento. Ho detto ai bambini che, in caso di bisogno di matite di cui non sono provvisti, possono prendere in prestito quelle comunitarie. Da quando hanno scoperto l’oro e l’argento sembra che non ne possano più fare a meno, così quando ci apprestiamo a completare una scheda in bianco e nero è tutta una richiesta di poter fare gli uccellini color argento o gli alberi color oro. Io cerco di farli ragionare: va bene la fantasia, ma quando mai si sono viste dal vero o in tv cose così?

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