chiedo l’aiuto da casa – day #4

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Il coronavirus ha messo al centro del dibattito anche la didattica online e da remoto. Se esiste il telelavoro perché non si può mettere in pratica anche la telescuola? Si tratta di un sistema di lezioni a distanza che ha avuto illustri predecessori, dalla Scuola Radio Elettra all’università alla tv con i programmi trasmessi di notte sui canali RAI. Il fatto è che oggi, grazie agli strumenti di collaborazione e comunicazione e, soprattutto, grazie alla banda larga, è possibile che prof e studenti si interconnettano dalle loro case in pigiama anziché recarsi in aula in bermuda e infradito. La classe virtuale non è più un sistema scolastico fantascientifico, ed è bastato qualche preside orientato al marketing, in questi giorni di quarantena, che subito ha scatenato la corsa alla tecnologia. Lezioni in diretta Facebook e videoconferenze con Google Meet, con i docenti più scafati in ambito digitale chiamati ad allestire in quattro e quattr’otto per i colleghi meno scafati ambienti sul web già ampiamente disponibili anche prima ma che nessuno, prima dell’emergenza, si era cagato di striscio.

Stando a casa in giorni e orari in cui normalmente si è in cattedra o dietro a un banco è possibile però imparare in mille altri modi, a partire dalle trasmissioni culturali alla tele. Ho scoperto che va ancora in onda, per esempio, un programma interamente dedicato alla storia e condotto da Paolo Mieli di cui avevo già parlato qui. La peculiarità di “Passato e presente”, questo il titolo, è che mette a confronto su importanti temi storici uno studioso attempato o comunque riconducibile all’esperienza e tre giovanissimi universitari o poco più, riconducibili ai cervelli non ancora in fuga. Ragazzi poco più che ventenni ma con una competenza sugli argomenti trattati a dir poco invidiabile, in grado di tener testa ad autorevoli specialisti e luminari del settore. Ascoltando loro non solo si imparano cose nuove su argomenti sui quali un ascoltatore medio che ha sostenuto e superato esami di storia all’università dovrebbe bene o male ricordarsi qualcosa, ma ci si rende conto del fatto che alla loro età gli stessi ascoltatori medi di cui sopra, al massimo, erano in grado di affrontare discussioni sui Cure o i Killing Joke e oggi, a cinquant’anni suonati, nemmeno più quelle.

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