una semplice conoscenza non è amicizia

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– Hei ciao, ma chi si vede! Ma come siamo belle stamattina. Che bel colore di capelli.
– Ciao tesoro, grazie, si vede troppo, vero? Sono appena uscita dal mio parrucchiere, che è un ucraino. Gli ho telefonato ieri per prendere un appuntamento stamattina presto. Lui apre alle otto e mezza, allora gli ho spiegato che avevo bisogno urgente di lui un po’ prima e mi quando gli ho detto dove dovevo andare oggi mi ha risposto che per me avrebbe aperto un’ora prima.
– E dove devi andare con i capelli di questo rosso così acceso?
– Guarda, sono stata scelta per partecipare come comparsa in un video, ho fatto un casting e mi hanno preso. Si tratta del nuovo singolo di Xxxxx Xxxxxx che sta per uscire, quando ho saputo che cercavano comparse mi sono detta che poteva essere un’esperienza, non mi pagano, ovviamente, ma lo faccio per passione. Così mi sono fatta fare questa pettinatura un po’ diversa, sai, giusto per farmi notare un po’. E tu dove vai? Sei di partenza, con la valigia?
– Sì. Sto partendo con l’associazione, starò un po’ in Africa in una missione a seguire i lavori per la costruzione di un silos che ho progettato io. Siamo tutti volontari, non ci pagano, lo facciamo per passione pure noi.

involontariamente

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La discussione nasce da un esempio. “Ecco vedi, per esempio” e racconto a mia moglie del tizio che fa attività motoria globale con me, un uomo di età indefinibile tra i sessanta e i settanta che trascorre almeno due ore al giorno in palestra essendosi iscritto a più corsi e ha un fisico che farebbe invidia a un quarantenne, me per esempio. E ogni volta, al termine della lezione, negli spogliatoi mi racconta, ma sarebbe più appropriato dire che racconta a se stesso, del weekend appena trascorso a pedalare o della volta in cui è caduto da tre metri mentre faceva free climbing. Si auto incensa per una decina di minuti poi esce, sempre prima di me, quindi lo ritrovo fuori che chiacchiera con qualcun altro, lo saluto e lui non mi riconosce, malgrado mi abbia messo al corrente delle sue prodezze fino a pochi istanti prima, e risponde al saluto con un “uela ciao come va?”, io gli faccio un sorriso di circostanza e me  ne vado. Poi l’ultima volta, al racconto dell”ennesima maratona record, gli ho detto “eh beato lei che è in pensione e che ha tutto questo tempo”, al che l’ho visto che ha capito che il punto non è essere ancora in forma ma avere le giornate libere per poterselo permettere.

Perché poi invece la discussione con mia moglie si è spostata su altri elementi, ovvero perché anziché trascorrere due ore ogni giorno alla cura di sé l’atletico pensionato non le dedica a fare il volontario all’Auser, per esempio, dove c’è sicuramente bisogno di braccia forti e di entusiasmo per la terza età? Così il discorso si è focalizzato inevitabilmente sul volontario, questa figura che si vede negli enti di soccorritori che non rientra proprio nell’immaginario delle dame di San Vincenzo, per esempio, ma di cui c’è bisogno. E le ho raccontato di quando una volta ho avuto un incidente e mi stavano trasportando con l’ambulanza per un controllo. Un semplice controllo, era evidente che non mi ero fatto nulla, ma io ero lo stesso lì spaventato dalla botta con cui avevo ridotto una Golf altrui a un prototipo di Smart, le Smart per fortuna non erano ancora state inventate. Ero sdraiato sul lettino con una paura fottuta di un trauma cranico e il signore al mio fianco, il volontario, che mi teneva la mano per tranquillizzarmi. Chi glielo faceva fare, al volontario, di starmi vicino e tenermi la mano? Il volontariato è quell’attività per cui non fai cose per te stesso ma le fai per qualcos’altro, individui, animali, gente in particolare, sconosciuti al telefono, enti. Ecco, il punto è che cosa faccio io per gli altri, e tenere un blog non rientra in questa categoria. Almeno questo è quello che sostiene lei, io non ne sono convinto del tutto, ci devo ancora pensare un po’.