grazie in anticipo della solidarietà

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Il messaggio dallo spazio parla chiaro: sei uno sfigato. Il sistema di decrittografia della NASA ci ha restituito un quadro impietoso di quello che siamo, e parlo al plurale per auspicare un po’ di cordoglio in voi, come si evince dal titolo lassù in alto. Intanto nessuno scrive più sui blog e un sottoinsieme di questa macro-categoria di sopravvissuti è proprietario di gatti che vomitano di prima mattina e, quando c’è qualcosa che non va nel loro rapporto con gli umani, pisciano nella scatola delle medicine appena la trovano aperta e/o gli cagano sul letto se il PH della sabbia tende lievemente all’acidità e solo perché una notte ci siamo dimenticati di pulire. Ma non è solo questo che ci dicono gli alieni. Non so voi mai io capto in continuazione vocine che mi dicono di lasciar perdere tutto e tutti e che, per compensare il senso di disperazione che ne deriva, ci sono cose di un altro pianeta – probabilmente il loro – da preservare. Una di queste ha compiuto vent’anni proprio ieri (lo dice pure Wikipedia) e note invisibili a margine ma che leggiamo solo noi che siamo in contatto con questa specie ultraterrena ci dicono che forse davvero è stato l’ultimo disco che ha cambiato qualcosa. Il modo di fare musica, di ascoltarla, di fruirne all’interno della propria vita. In un sistema che vede il primato delle playlist, “Ok Computer” come pochi altri (certi ellepi dei Pink Floyd, per esempio) necessita di un ascolto completo dall’inizio alla fine. Poi uno è libero di fare fa quel che vuole (e vi giuro che questa è una delle giustificazioni che più mi sono stufato di sentire), ne estrae piccole parti da sorseggiare qua e là, lo ri-miscela a proprio piacimento e ne fa pure delle cover versione reggae. Io me lo tengo così com’è nella sua versione in vinile, non comprerò l’edizione da più di cento euro celebrativa dell’anniversario perché non me lo posso permettere ma vi assicuro che se non avessi due gatti a cui badare, della razza di quelli che ogni tanto si vendicano attraverso i loro bisognini di cui parlavo prima, i soldi che risparmierei in cibo e lettiera li investirei così.

raga il 21 maggio Ok Computer fa vent’anni. Che cosa gli regaliamo?

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Non sono solo io a sostenere che il 1997 sia stato un anno decisivo, forse il vero anno zero di tutto e il vero punto di arrivo del primo millennio DC. D’altronde chi ce lo dice che i mille anni dall’anno zero sono stati calcolati a millimetro? Chissà quale complotto c’è dietro a questo calcolo per cui SVEJA!!1!!1 che già questa suddivisione del tempo è sufficientemente aleatoria e se esistesse davvero la democrazia diretta e fossimo noi laggente a decidere le cose e non i politici corrotti con i loro vitalizi e i loro vaccini per il morbillo l’anno zero lo decideremmo noi con una votazione sul blog di Grillo e quindi magari oggi è il tremilaquarantotto e noi siamo qui a calcolare i ventennali che non lo sono.

Allora mettiamola così: quello che, stando alla classificazione imposta dalla lobby dei calendari e del pidimenoelle, consideriamo il 1997 è stato un anno decisivo, e non solo perché io ho fatto trent’anni ma perché i dischi usciti nel 1997 sono stati dischi davvero insuperabili. Vi cito i primi che mi vengono in mente sia stranieri che italiani? “Ok Computer”, “Urban Hymns”, gli omonimi dei Portishead e dei Blur, “The Fat of the Land”, “Dig Your Own Hole”, “Von” dei Sigur Ros. E, dalle nostre parti, il primo dei Subsonica, “Hai paura del buio?” e persino “Tabula rasa elettrificata” che si era piazzato in testa alla classifica degli album più venduti in Italia per un po’ di settimane.

Quante volte ci è capitato di pensare che le cose si sarebbero dovute interrompere in questo o quel momento perché si era raggiunta una certa perfezione e la cristallizzazione della situazione avrebbe rappresentato una vera conquista per l’umanità alla faccia di quelli che la menano con il progresso e l’evoluzione?

Io per certe cose, per dire, mi sarei fermato lì ma poi penso che non avrei mai conosciuto mia moglie e mia figlia, quindi chi se ne importa, meglio così. Ci sono altri invece che questa cosa la prendono sul serio. Non deve stupirvi, quindi, la scoperta che ho fatto: in giro c’è una setta segreta che trama per girare all’indietro le lancette di tutti gli orologi a cucù esistenti al mondo, convinta che questo moto a ritroso sia la procedure in grado di far rilasciare a tutta la materia esistente l’energia per tornare daccapo al 1997, ovviamente a “Ok Computer” pubblicato. I membri di questa organizzazione cospiratrice è facile riconoscerli. Sono tutte quelle persone che si vedono in giro con quegli zainetti della North Pole che vanno tanto di moda oggi e che SVEJA!!!1!!1!!!! altro non sono che un modo per riconoscersi, oltre a contenere gli strumenti di scasso necessari a introdursi nelle vostre case per sabotare i vostri orologi a cucù.

Se volete la mia opinione, io che sono un moderato ribadisco che le cose è giusto che vadano avanti e anzi, se un giorno radicalizzerò la mia convinzione farò di tutto affinché si dia un taglio con il passato, tanto lo sappiamo che “Ok Computer” è di una perfezione insuperabile e quindi è meglio mettersi l’animo in pace e non pensarci più.

avrei fatto lo stesso

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ok tablet

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Il bello della giornata finisce alle 8.25, quando il suono della campanella interrompe l’idillio e mia figlia deve correre dentro, in classe, dopo un veloce ma tenero bacio sulla guancia. La variante (ma mica tanto), stamattina, è l’umore. Guardo su: grigio, mi guardo dentro: grigio. Un tone sur tone tale da meritarsi una colonna sonora sufficientemente all’altezza, che rintraccio con due veloci clic sul mio lettore mp3: Ok computer, Radiohead. Un disco superato solo nel titolo. E poi finiamola con questa storia della musica superata. Nulla è superabile se è sedimentato dentro di te. Magari tra un mese, tra un anno, tra 14 anni ti ritorna su quello stesso corpo solido che ti è rimasto lì fermo in gola la prima volta in cui lo hai ascoltato. E anche se non c’è nulla di più anni novanta di Ok computer, non c’è niente di meglio per crogiolarsi nello spleen. Una tracklist, ma lo saprete meglio di me, che parte già al top per culminare su livelli incommensurabili. No surprises, uno di quei pezzi che se sei in macchina, sei arrivato a destinazione ed è appena iniziato, chiudi le portiere e ti fermi ad ascoltarlo comunque tutto. Lucky, che ovunque ti trovi, e hai gli auricolari, ti viene da gridare in faccia al primo che passa “pull me out of the aircrash, pull me out of the wreck, cause I’m your superhero, we are standing on the edge”. E i titoli di coda, The tourist, che ti fanno venire voglia di rivedere tutto il film, da capo. L’emozione sarà la stessa. Buona giornata.