mille parole valgono di più di un’immagine

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La comunicazione si divide in due tipi: quella efficace e quella che invece no. Un fattore chiave che ha portato a questa dicotomia così manichea, passatemi il termine, è il budget o, meglio, quello che si dice da quasi dieci anni e cioè che i soldi sono finiti. In tempi in cui si tira la cinghia i primi rami secchi che si fanno fuori sono proprio quelli in cui la linfa del marketing non passa più. Allo stesso tempo i passaggi degli spot alla TV tradizionale, ai tempi dell’Internet e di Netflix, fatta eccezione per i mondiali o per Sanremo probabilmente te li tirano dietro, questo significa che con due lire ti fai il tuo carosello e lo piazzi in prima o seconda serata.

Dove un tempo c’erano cucine e caffettiere emblematiche del design italiano, laddove poi auto di lusso e telefonia hanno fatto terra bruciata per poi spostarsi su canali pubblicitari più redditizi, sono rimasti brand e relative pubblicità che in confronto quelle della Lidl sembrano le réclame d’autore dei tempi d’oro del boom economico.

D’altronde ai creativi si chiede di fare presto e di costare poco, conseguentemente i creativi rispondono picche perché sono tutti presi dal grano che si può fare sui socialcosi e ancora conseguentemente a fare la pubblicità in tv ci vanno le seconde o le terze linee. Non ci sono più i copy di una volta, anche se comunicare certe cose e certi prodotti non è sempre semplice. Per dire, ieri sera nell’ordine mi sono segnato due messaggi che definire imbarazzanti è poco. Nel primo spot si sente dire nella stessa frase, giuro: “Aperifresco, il nuovo modo di camosciare”, e oltre alle parole se osservate la qualità della recitazione degli attori vi renderete conto di quanto valore circoli nei pressi della televisione italiana:


Ma non è tutto. Poco dopo poi sono rimasto letteralmente scioccato da questo, in cui l’autore è stato pagato probabilmente con voucher stampato con l’inchiostro simpatico per aver in cambio un capolavoro di marketing come “non ne potevo più di fare la pipì così tante volte al giorno”. Ecco qui, giudicate un po’ voi:

In questo caso, oltre a copy e recitazione, vi prego di notare l’effetto chroma-key dello sfondo digitale incollato a cazzo dietro alle persone intervistate e “ritagliate” in questo modo elementare. D’altronde con un budget così nemmeno io ci avrei lavorato in post-produzione più di un paio d’ore.