fantasylandia

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Visto che la realtà che ci circonda si distingue principalmente in tre macrocategorie, ovvero le cose che mi vanno a genio, quelle che detesto e l’incommensurabile insieme delle cose di cui non me ne frega un c****;

visto che sono appena stato contattato su un celeberrimo sito di relazioni pubbliche (più che personali) virtuali da un mio ex-ex-ex-ex-ex-collega che è piovuto nella suddetta realtà da non so quale pianeta, tanto ho dovuto passare in scansione tutta la mia memoria più che frammentata per ricordare di chi si trattasse e in quale azienda avessimo condiviso il server;

visto che alla fine ho trovato l’informazione che cercavo, e nel mentre un altro contatto del celeberrimo sito di relazioni pubbliche (più che personali) ha postato l’ennesimo riferimento a un qualcosa che ho scoperto solo grazie a wikipedia essere un “una serie televisiva statunitense prodotta e trasmessa da HBO a partire dal 17 aprile 2011, nata come trasposizione televisiva del ciclo di romanzi fantasy Cronache del ghiaccio e del fuoco (A Song of Ice and Fire) di George R. R. Martin” (definizione che trovate alla voce Game of thrones);

visto che la morte sua di Internet, dei blog e di tutto quello che si fa qui sopra anziché lavorare è mettere insieme collegamenti e spunti, dargli una spruzzata di personalità (che non è detto che ci sia, al limite la si scarica da mediafire), condire il tutto in salsa creativa la più appealing possibile e darlo in pasto all’eternità da qualche parte,

il sottoscritto DELIBERA il suo personale, fondato, inveterato, crescente e duraturo ribrezzo per tutto ciò che, in qualche modo, può essere taggato come Fantasy. E in questo calderone, visto che di maghi e di streghe si tratta, anzi ad alimentarne il fuoco, metto tra le fiamme Tolkien, quelli che ti inseguono con quel tomo da millanta pagine e millanta versioni cinematografiche e tutta quella roba lì che nemmeno alle medie avrei letto o visto e, e qui ecco che mi aggancio al mio ex-ex-ex-ex-ex-collega, anche quelli che una volta si chiamavano giochi di ruolo e che non so, tra gli eterni bambini di ogni età del nuovo millennio, se siano ancora in auge.

Gli incontri a base di soldatini, carte, tanta fantasia che poi si concretizza in qualche raduno di fanatici in tunica e spade di gommapiuma, ecco è una roba che trovo più che imbarazzante. E ho i miei fondati motivi. Il mio ex-ex-ex-ex-ex-collega ed io lavoravamo in una specie di setta di giocatori di ruolo camuffata da ufficio, di cui lui faceva parte. Tanto che mi invitò a partecipare, mostrandomi pure carte e soldatini, come se quelli potessero fare la differenza. E la sera stessa, a casa sua, tra nani ed elfi e altre bizzarre impersonificazioni, master compreso, di cui non ricordo il termine tecnico, rimpiansi chi, anni prima, si riuniva per le esperienze psicotrope di gruppo a base di derivati dell’oppio, di certo più costruttive.

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