la vedo nera

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Poveri deathmetallari o gothic-brutal-epic-symphonic-quelchel’è costretti a cercare rifugio dietro a colonne e pensiline per riparare il loro pallore epiteliale dalle angherie funky-reggae-latin del caldo di questi giorni. L’estate è così cinica nel rovinargli addosso l’inadeguatezza dello loro divise di stagione, e li insegue uno ad uno mentre cercano scampo per le vie trascinando gli anfibi che un discutibile compromesso gli consente di calzare slacciati sugli stinchi. E oltre che là dentro, i raggi solari si insinuano tra le lunghe code di cavallo con cui uomini e donne raccolgono i capelli sulla nuca, sotto la tracolla del tascapane nero sulla spalla, intorno alle magliette sulle quali il sonno della ragione musicale ha generato mostri del rock e alle bermuda con i tasconi di cui le linee guide ammettono l’uso lasciando scoperte le ginocchia ma solo perché si tratta di un caso eccezionale che lo dice anche Pino Scotto in tv. D’altronde non ci si può sentire in un modo quando fa freddo perché i propri beniamini vengono dai ghiacci del nord e perché fa comodo e poi mandare a monte mesi di ascolti impossibili solo perché il sudore costituisce una minaccia sociale. Il buco nell’ozono e il global warming sono però una realtà, checché se ne dica, e in qualche modo occorre far fronte. Cari deathmetallari o gothic-brutal-epic-quelchel’è, date tregua a voi stessi e evitate le ore di punta quando la massa commerciale si riversa sui mezzi pubblici, che già c’è abbastanza da soffrire così.

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