in fondo, a destra

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Annoveratemi pure tra coloro i quali perdono il senso dell’orientamento nelle toilette di massa. Che siano di locali pubblici o privati, basta che abbiano una porta in più del bagno di casa di cui ho ben chiare mappe e dimensioni che vado in tilt. Facili da raggiungere in un senso, quello dell’ingresso anche in casi di urgenza ben motivata, difficili da lasciare in direzione contraria per un motivo poco banale come l’assenza di un cartello corrispondente, in uscita, al cartello che da fuori ne indica l’ingresso. Entri in uno dei qualsiasi servizi igienici di Heathrow, tanto per fare un esempio, in una mattina che è solo l’inizio di una trasferta di lavoro andata e ritorno in giornata, quelle cose massacranti che certi mestieri come il mio impongono, giusto per salutare a modo tuo quella che tutti chiamano perfida albione e quasi nessuno ne sa il motivo. Consapevole di mancare di rispetto alla patria dei tuoi gruppi preferiti ma solo perché stai subendo un affronto come quello di dover raggiungere una sede che è a pochissimi chilometri dall’aeroporto oltre persino la periferia e quindi non avrai né tempo né modo di farti quattro passi nella city. Con l’aggravante di un pasto consumato durante il volo solo perché compreso nel biglietto, di quelli che in confronto bere l’acqua in Turchia ti causa solo un po’ d’aria da espellere. Chiedo scusa in anticipo per l’argomento.

Comunque il punto è che negli uffici in cui mi reco, anzi nella loro toilette, è tutto così bianco e tutto così pulito che, una volta soddisfatte le necessità impellenti, davvero non ci si ricorda più da dove ci si è precipitati in fretta e in furia per ehm scaricare, appena sbarcati nella civiltà dal sud del mondo. La cosa davvero incredibile – pensa un po’, direte voi – è che poi dev’essere la consapevolezza della globalizzazione dei disturbi intestinali che ti fa smarrire i punti di riferimento nei bagni delle multinazionali, come se l’organismo si comportasse allo stesso modo di una porzione di patatine. A Londra o a Milano, l’olio in cui friggono è sempre lo stesso. Nel nostro caso, è l’odore del deodorante per ambienti – anch’esso distribuito centralmente a tutte le filiali del globo – che fa perdere il senso dello spazio e quando uno esce dopo aver tirato lo sciacquone gli capita di tentare il rientro in ufficio passando per la porta di fronte che invece consente l’accesso a un altro wc, con la conseguente impossibilità. Per fortuna non c’è mai nessuno, quando capita a me. Forse sono posti così bianchi e immacolati perché nessuno ha l’ardore di utilizzarli. Così mi guardo nello specchio che sovrasta la parete dei lavelli e faccio una smorfia per sdrammatizzare, corrugo la fronte come a dire ma guarda un po’, tutte le volte mi sbaglio e peccato non possa condividere la gag con qualcuno. Nemmeno raccontandola.

13 pensieri su “in fondo, a destra

  1. prima di premere “invio”, volevo scrivere: questa me la segno

    dev’essere PROPRIO la consapevolezza della globalizzazione dei disturbi intestinali che ti fa smarrire i punti di riferimento nei bagni delle multinazionali CHE CI CONFONDE

  2. la prossima trasferta ti presto qualche alunno. ti garantisco in men che non si dica la perdita dell’innocenza. dei bagni inglesi, naturalmente. ma anche qualche collega, potrebbe fare la sua porca figura! 😀

  3. giusto, per esempio mi sono sempre chiesto perché un tempo nei centri sociali i bagni fossero spesso in condizioni impraticabili, anzi, era quasi una prerogativa

  4. e invece ci sono dei ” dispositivi ” femminili che mirano ad imitarvi. è strana la vita, no? noi che vogliamo ” fare come i maschi ” e viceversa 🙂

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