di quando vorresti essere tua figlia ma tua figlia se ne guarda bene di accettare lo scambio

Standard

La stagione in cui i figli hanno una vita palesemente a parte rispetto a quella della famiglia arriva presto. Nel corso dell’infanzia ci sono numerose occasioni in cui sono da soli ma c’è sempre il momento del ricongiungimento. Quando vanno a scuola, quando sono invitati a una festa, quando ottemperano alle loro responsabilità in una squadra sportiva, per esempio, segue la fase in cui le esperienze tornano a essere comuni. Nel più fortunato dei casi addirittura condivise, se avete la fortuna di avere figli che raccontano le proprie cose. Anzi no, scusate, non si tratta di una fortuna bensì di un merito vostro, cari mamme e papà. Avete lavorato sodo ma con profitto prima e ora che i bambini iniziano a essere quasi ragazzi raccogliete i frutti. Ma mi spiace dover dire che essersi impegnati o esser stati presenti talvolta non è sufficiente. Risulta fondamentale infatti la qualità del tempo che avete loro dedicato, la ricchezza di ciò che avete offerto e cose così. Resta il fatto che poi il modo in cui crescono è imprevedibile e magari vi trovate uno sconosciuto per casa malgrado tutto lo sbattimento di darvi la parvenza di essere un genitore modello, non sono pochi questi capovolgimenti di fronte. Per inciso, sappiate che non sono un pedagogista o un esperto di psicologia dell’età evolutiva, ma un papà a cui improvvisamente si è sviluppata una quattordicenne di undici anni in casa, quindi si tratta di un tema su cui non posso essere obiettivo. A me tutto ciò ha determinato appunto l’insorgenza di nuove dinamiche a cui nessuno era abituato e in questi casi c’è poco da dire se non mettersi sulla poltrona della propria vita, che è una metafora che mi sono appena inventato per dire che è il momento di riappropriarsi del proprio tempo tanto c’è ben poco da fare se non monitorare gli sviluppi (mai, dico, mai abbassare la guardia) e aspettare quei dieci barra quindici anni in cui, ormai adulti, si recupera un rapporto che anzi si manifesterà come nuovo di zecca. Nonostante ciò non ho perso la consuetudine di sbirciare nella sua esistenza con quella punta di invidia che ha un vecchio al cospetto di una vita che sta per offrire il meglio di sé, e se è vero che là dentro ci sono cellule il cui archetipo l’ho fornito io mi piace pensare che un po’ dei tumulti e della spensieratezza che mia figlia sta per provare siano sensazioni che potrò condividere anch’io. Mi è sufficiente una piccolissima percentuale, solo lo scarto, d’altronde il corpo umano se è un conduttore di energia elettrica non vedo perché non possa essere anche in grado di trasmettere le emozioni altrui allo stesso modo. Per contatto, quindi abbracciandola che tanto non guasta mai, o anche per il fatto di essere composti in parte della stessa materia prima.

12 pensieri su “di quando vorresti essere tua figlia ma tua figlia se ne guarda bene di accettare lo scambio

  1. È molto vero che ora partono quei dieci/quindici anni prima che il rapporto si trasformi di nuovo. Lo dico da figlia. Però mamma mia che ansia leggerlo, sembrano un’eternità se ci penso ora e se dovessi essere genitore.

  2. Però che fatica rubare quei momenti facendo finta di essere impegnati a guardare altrove, perchè loro non si devono accorgere che abbiamo trovato un minuscolo buco della serratura.
    Però che felicità ogni volta che si riesce a sbirciare in quel mondo che non conosciamo nelle forme ma che riconosciamo nei materiali e negli strumenti utilizzati.
    (mamma di un diciassettenne)

  3. a diciassette anni chissà quante cose sono cambiate e quante volte, rispetto agli undici. Spero di riuscire a star dietro a tutto. Grazie.

  4. e chi può dirlo? Credo di impegnarmi, ma bisogna anche essere portati perché le buone intenzioni, in questo ambito, spesso non sono sufficienti.

  5. Il fatto che tu abbia buone intenzioni e che ti impegni ti pone ben più che a metà dell’opera. Io parlo dal punto di vista di una figlia, e di una famiglia che come tutte ha i suoi difetti ma che ritengo essere piuttosto sana e che credevo costituire lo standard di normalità. Poi mi è capitato di guardarmi intorno e mi sono resa conto che avere una famiglia “normale” è invece quasi “straordinario”, quindi in conclusione ribadisco la mia frase di apertura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.