ti tengo il posto

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Ci sono cose che non si possono fare più di una per volta, nemmeno alternandosi part-time dall’una all’altra. Facendo la mattina la prima e il pomeriggio la seconda, oppure adottando la formula del part-time verticale. Oggi qui, domani là, domani dopo di nuovo qui e così via. I bastoni tra le ruote li mettono i sentimenti, la legge, la contrattualistica, il buon senso, la salute, il resto delle cose da fare, le stagioni con quella fregatura che in primavera non ti alzeresti mai da letto, l’organizzazione stessa del tempo in senso ciclico, gli imprevisti malgrado le organizzazioni più previdenti, le probabilità ma solo per non fare torto – a Monopoli – a nessuno, la testa che ogni tanto si perde, i lapsus, quello strano fenomeno per cui ti imbamboli a osservare un punto di qualcosa e ci stai anche più di quanto necessario a rilassarti, le serie tv, gli ormoni che vengono fuori come efelidi con il sole. Ma, più di ogni altra cosa, c’è un problema etico. Siamo in tanti e non è giusto avere una doppia razione, perché se facciamo il bis qualcuno resta a pancia vuota. Se scegli di spostarti, in senso proprio e figurato, è scontato che qualcuno prenda il tuo posto, ci avete mai fatto caso? Il vostro territorio, ancora in senso proprio e figurato, quello che avete marcato con tutta la pipì possibile e immaginabile giorno dopo giorno, arriva il momento in cui resta finalmente incustodito, alla mercé di qualche invasore che magari ha pure le migliori intenzioni per tenerlo meglio di come ve ne siete occupati voi. La cosa dei piedi in due scarpe, insomma, è vera e sacrosanta ed è una pratica che non appartiene al genere umano. L’ubiquità non la raffigurano nemmeno più nei film di fantascienza, figuriamoci noi da questa parte dello schermo. Non so se avete mai visto quel film “La mia vita senza di me“.  Ecco, facciamo che anche per le cose meno drammatiche, prima di togliere il disturbo da qualcuno o qualcosa, lasciamo il più pulito possibile e organizziamo il passaggio di competenze da persone mature.

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