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La legge del mercato sostiene che i prodotti per i più piccoli devono per prima cosa apparire appealing ai genitori per due ragioni. Intanto sono i genitori che pagano. Secondariamente, ai genitori piace che i genitori degli altri notino il proprio gusto applicato ai figli, non so se mi spiego. Fateci caso: le illustrazioni dei libri per bambini spesso ammiccano alla nostra, di infanzia. I vestiti che scegliamo per loro sono la versione in miniatura di quelli che vorremmo per noi, magliette dei Ramones in primis. Conosco bene la legge del mercato perché, proprio per stare alla larga dai guai con la giustizia sociale, quando mia figlia ha iniziato la primaria avevo optato per un grembiule bianco abbellito sul petto da un disegno di Olive Oyl. Ai tempi andavano di brutto le Winx e io ci tenevo a marcare la differenza, e poco importa se mia figlia probabilmente avrebbe preferito le Winx. Questo perché non è vero che il grembiule è una scelta oculata per far sembrare tutti i bambini vestiti allo stesso modo. Il grembiule è un surrogato di divisa perché poi ciascuno di noi fa come crede.

Comunque, se devo dire la mia e tener conto dell’istinto gentiliano che vive latente in me, il grembiule a scuola è un’ottima idea perché si mettono al sicuro gli abiti degli alunni dai colori non lavabili, da certi intingoli di condimento in mensa, dalle colle che colano dai lavoretti e dagli outfit meno adatti alla didattica altrui. Ci tengo a sottolineare che il grembiule di Olive Oyl è durato dalla prima alla quarta e non certo perché mia figlia è cresciuta poco. In prima sembrava la tunica di una vestale oltre le caviglie, in quarta poco più che un prendisole estivo appena sotto le ginocchia. In quinta mia moglie ed io abbiamo dovuto cedere a una nuova dotazione per la scuola. C’era un’offerta tre per uno di grembiuli a quadri. due gialli e uno azzurro, e non ci abbiamo pensato due volte. Però il grembiule di Olive Oyl lo abbiamo conservato, e non venitemi a dire che anche voi non vi lasciate andare a questo livello di feticismo genitoriale. Ma non è tutto. Nei pressa della scuola in cui insegno c’è un istituto alberghiero che impone l’uso della divisa. Giacca, camicia e cravatta per tutti, pantaloni per i maschi e gonna per le ragazze. Chi sceglie quell’indirizzo didattico deve abituarsi a servire omologato ai loro pari. Tempo fa, mentre mi trovavo per lavoro in un hotel del centro di Milano, ho incontrato un amico di vecchissima data. Quando avevamo diciott’anni lui era un seguace dell’hard-core e degli ideali dell’anarchia. Nell’albergo in cui lavorava, invece, spingeva carrelli con dei materassi, vestito di tutto punto. Questo per dire che dovremmo coltivare fin da piccoli la soppressione dell’individualismo e quando vedo le foto dei cinesi in tuta blu penso che io mi vesto tutto di quel colore da più di vent’anni.

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