il figlio del grunge oggi compie ventidue anni

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Non ho sbagliato nessun calcolo. La numerologia del rock venera principalmente il ventisette non in quanto giornata di stipendio perché, si sa, con il rock non ci si campa, ma perché la storia recente è zeppa di cantanti defunti a quell’età. Se volete però fare un terno sulla ruota di Seattle giocatelo insieme al cinque e al quattro, intesi come cinque di aprile. Il cinque aprile è la data da mettere sulla lapide del grunge perché a quasi un decennio di distanza è stato il giorno della morte sia di Kurt Cobain, e questo lo sappiamo tutti, ma anche di Layne Staley degli Alice in Chains. Se volete controllare anche quando è stato il momento di dire addio a Scott Weiland degli Stone Temple Pilots vi dico subito che siamo sotto ben altro segno zodiacale, forse perché è di San Diego e, si sa, la California è molto più a sud. Del cantante dei Nirvana ce lo aspettavamo prima o poi, abituati alla sua follia e memori del suo precedente tentativo. Di Layne Staley non saprei invece che dire se non che l’ho visto sul palco di un concerto indimenticabile con gli Screaming Trees, in cui ci sembrava davvero finalmente di essere nel posto giusto al momento giusto, se non fosse che anagraficamente eravamo già datati per quel tipo di cose, probabilmente già allora ero il più vecchio del locale ma avevo abbastanza esperienza per constatare il suo carisma e il suo timbro di voce che si intrecciava perfettamente con quello del chitarrista Jerry Cantrell. Non potete però ricordare Silvano che era praticamente il sosia di Layne Staley e quanto siamo rimasti sorpresi quando siamo venuti a sapere che aveva combinato un guaio con una ragazza minorenne come lui, conosciuta e amata una sera in gita scolastica. Trovarsi padre prima di terminare il liceo dev’essere stata un’esperienza significativa e la scelta comune di tenere il bambino, avulsa da qualunque giudizio etico o che altro per non aver preso provvedimenti drastici quanto sacrosanti, aveva messo Silvano sotto una luce ancora più forte di quella che illuminava Layne Staley sul palco dell’Alcatraz, addirittura su un palco più in alto da cui gettarsi sulla folla di ragazzi infinitamente meno coraggiosi di lui.

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