si chiude un decennio all’insegna della buona stella (nera)

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Che le cose si stiano mettendo sempre peggio è un dato di fatto e non lo dico solo io che ho dieci anni in più sul groppone dal 2010, inizia a mancarmi il fiato quando cerco di diminuire i tempi nella corsa e non ho saputo capitalizzare, con mia figlia adolescente, quel bellissimo rapporto che ci legava quando era bambina. Al termine di un decennio la scansione cronologica ci impone di fare il punto ma, a me, non me ne potrebbe importare di meno. Ho lavorato ore e ore per mettere insieme una lista di dieci dischi da traghettare negli anni venti, era che vedrà la luce tra una manciata di giorni. Il problema piuttosto è che la gente ha perso completamente la testa. Tutti odiano tutti e speriamo che già a partire dal 2020 non ci sia una sorta di assuefazione alla proposta di temi urgenti tale da indurre sempre più il popolo ai populismi. Non mi stupirei che qualcuno iniziasse ad alzare le mani in faccia a qualcun altro per poi assumersene la responsabilità in parlamento. Tra i miei amici è invece fuori dubbio che l’album degli anni dieci sia “Black Star” di David Bowie. Io per dimostrarvi che l’ho scelto non solo per il fatto che è stato il suo testamento artistico, metto al primo posto, ad ex aequo, anche “The Next Day”.

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