dimensione parallela

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Voi non avete idea di quanto sia liberatorio e appagante venire a sfogarsi qui. Quando sono euforico, quando mi girano i coglioni, quando scopro qualcosa di incredibilmente avvincente, quando non ho un cazzo da dire, quando devo mettere nero su bianco ore di riflessioni per dar loro un capo e una coda, quando non trovo né il capo né la coda e voglio solo avere tutto disposto davanti secondo l’ordine che mi fa capire le cose. Quando spero che qualcuno passando per caso mi scriva per dirmi che la pensa come me o quando ho voglia di dire in faccia a qualcuno quello che si merita ma so che non lo farò mai. Quando voglio provare a descrivere qualcosa, quando sento il bisogno di fermare un momento, un’esperienza, un dolore o un turbamento. Quando voglio provare a dirlo in un modo diverso da come lo farei a voce. Quando voglio inventare una storia e quando lo faccio solo per me, per rileggerla dopo un anno o tre o cinque e scoprire che la scriverei allo stesso modo. Quando mi scappa da fermare qualche spunto con la punteggiatura a cazzo e quando uso la punteggiatura a cazzo perché non sono capace di fare di meglio. Quando spero di lasciare qualcosa di interessante per qualcuno o quando devo segnare qualcosa di speciale e non ho altro posto in cui sono sicuro di non perdere l’informazione. Quando penso che magari un giorno la memoria si formatterà e avrò bisogno di ricordare tutto. Quando devo fare un elenco di quando e in ognuno di questi quando, nella piccolezza delle cose che scrivo, penso a come dev’essere costruire un romanzo e metterci dentro la propria vita, quella di qualcun altro che è vissuto davvero o di qualche personaggio inventato, e traslocare armi e bagagli in questa dimensione parallela e fottersene del resto.

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