non (ne) usciremo – day #36

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Io, per carità, dar delle direttive non è il mio mestiere anche se, in quanto insegnante, dovrei intendermene di trasmettere sequenze e algoritmi. Io però non ci ho capito un cazzo. Se si può andare a correre o portare a spasso i figli e, nel caso, quali sono i parametri di nei pressi di casa propria. Cosa ci vuole a dire le cose chiare. Per adeguarmi al trend dell’incomprensione, ho assegnato ai miei bambini un’attività che me la sono pensata una notte intera ma poi, quando l’ho messa in pratica con tanto di video di spiegazioni, alla fine genitori e figli mi hanno bombardato – giustamente – di domande. Ho fatto un passo indietro perché, questo dovreste saperlo, riconoscere di aver fatto una cazzata è un aspetto molto appealing nella gente. Io poi ci metto la scusante che mica siamo nati con la didattica a distanza in tasca, noi maestri, e quindi ci muoviamo per tentativi e navighiamo a vista. Questa cosa piace molto, quindi non mi faccio problemi a sperimentare con la tecnica del lanciare il sasso per poi nascondere la mano ma per poi tirarla fuori appena qualcuno alza il dito e muove un dubbio. E, in questo dubbio, io continuo a non uscire. Non vado a correre. Non porto mia figlia a spasso per l’isolato, soprattutto perché lei sarebbe la prima a vergognarsi, a sedici anni a passeggiare con il papà intorno al palazzo. Se uno ci vedesse da fuori, per esempio un marziano, penserebbe che non siamo andati lontano. Invece, malgrado le apparenze, ne abbiamo fatta di strada. Ho pensato proprio questo poco fa, quando ho visto “Il primo re” in lingua originale – dovrebbe essere latino arcaico – con i sottotitoli in latino medievale. Scherzo eh. L’ho visto su un sito di streaming e la prima cosa che ho pensato è stata che inizia allo stesso modo di “Hereafter”. Non so dirvi però dove vadano a parare sia Romolo che Remo, anche se la storia – anche se è probabilmente una leggenda – la conosciamo tutti: a un certo punto il sito di streaming si è bloccato ma, comunque, nell’insieme meglio così.

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