cuore di pietra

Standard

Le birrette da 33 sono una trovata infernale. Anzi, posso assicurarvi che là sotto c’è davvero un girone in cui lo stomaco del bevitore ce lo ricacciano indietro a forza di bottigliette che, circondati dalla fiamme o immersi nella lava, per la sete le finisci in un sorso e davvero i boccali da un litro te li sconsigliano perché si scalda subito. A me, qui nel paradiso, non è mai successo, potete state sicuri che li finisco prima. Il chiosco che qualcuno ha aperto nel minuscolo parchetto della circonvallazione ha esaurito i fusti alla spina e la coppia che sto per presentarvi si accontenta di due poco più che mignon di vetro di una di quelle svariate marche industriali che finiscono in -oretti. Domani Milano chiude per ferie e le scorte, nei bar, non si fanno più fino al rientro, a settembre. La birra comunque è ghiacciata anche se c’è nell’aria, e tra i due, un temporale con i fiocchi. Il cielo è scuro, tira un vento da cambiamento climatico e lui vorrebbe tagliare corto per tagliare del tutto ma è un uomo, non meno vile degli altri. Lavorano nello stesso negozio e un mattino – lui si ricorda benissimo il momento preciso – a lei è arrivato il messaggio, quello del corpo di lui, che c’era qualcosa che non andava. «Hai un che di diverso», continuava a dirgli sottovoce ogni volta che si incrociavano tra i reparti, per non farsi scoprire dai clienti, per la maggior parte turisti dell’est. Era cambiato tutto, lei aveva ragione da vendere insieme ai saldi estivi.

Ma la signora del chiosco manda segnali inequivocabili: è venerdì, è il 31 luglio, sono quasi le sette, si chiude ma con una di quelle chiusure che sembrano per sempre perché poi nulla ripartirà come quando è stato sospeso. I tavolini non sono veri tavolini ma una specie di bobine da filo di dimensioni gigantesche, nemmeno i clienti fossero quelli di una casa delle bambole. Lei è scomoda sulle sedie fatte con le strisce di plastica colorate, un’imitazione delle sdraio degli anni settanta, ricordate? Lui si dondola e dà l’ultima sorsata dell’ultimo aperitivo dell’ultima estate dell’ultimo anno che trascorreranno insieme.

Tocca a lei pagare – lui è sempre senza contanti e senza vergogna – e il vento si fa ancora più pericoloso. Volano i tovagliolini in mezzo alla strada, volano le speranze sotto il tram in arrivo. I due si avvicinano alla metro, non è un bel modo per separarsi me c’è poco da fare perché lei non la deve prendere, per tornare all’appartamento che divide con quella sua amica un po’ matta che la imita in tutto. Sotto il telefono non funziona e non correranno il rischio di strascichi a caldo su Whatsapp, quelle cose che fanno cambiare idea all’istante per poi pentirsi di essere tornati sui propri passi. Nessuno ha visto se si sono abbracciati, ma possiamo scommettere che lui le avrà offerto un bacio sulla guancia e lei si sarà tirata indietro, voltandogli le spalle. La scena riprende con lui che non gli rimane altra scelta che scendere e c’è un secchio rosso all’ingresso dei tornelli, messo lì a raccogliere dell’acqua da una perdita di un tubo. Vorrebbe fare una foto, ma poi l’annuncio delle limitazioni agli orari di agosto lo distrae.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.