Mia cugina Claudia sostiene di aver visto in giro delle foto in cui ci sono anch’io. Un veglione con gente conciata da gettare via e meno male che, in quel capodanno tra il 92 e il 93, nessuno aveva uno smartphone e un profilo aperto su un social network. Lo so, il rischio che qualcuno renda digitale quella testimonianza analogica trent’anni dopo è concreto e sono consapevole del fatto che, pur avendo limitato l’accesso dei parenti alle mie cose online (a partire da questa, anche se scrivo in incognito) il passaparola con effetto domino tra gente che tagga altra gente si protrarrà sul mio profilo, sbandierando ad amici e colleghi la mia ennesima trasgressione di gioventù. Gli errori che si fanno da ragazzi eccetera eccetera. Nessuno direbbe che quel capellone ubriaco vestito in pelle nera è lo stesso che, la vigilia di Natale 2022, ha preparato a mano il ripieno e la pasta per i ravioli. Mi sono astenuto invece dalla partecipazione attiva alle conversazioni durante il tradizionale pranzo. Si è discusso della finale di “Ballando con le stelle”, qualcuno ha cercato di persuadere i commensali con le sue teorie riguardo a spendere la pensione in Portogallo, si è persino parlato del nuovo turismo tricologico in Turchia, quasi peggio di quello odontotecnico nei paesi dell’ex patto di Varsavia. Gente che si fa estrarre i bulbi dalla nuca per farseli impiantare sulla cima della testa, che orrore. Mi piace sempre meno discutere con persone in carne e ossa, sia dal vivo che su Internet. Mi hanno consigliato così l’intelligenza artificiale ma, anche in quel caso, nessun motore si è limitato a rispondere cose come “è vero”, “hai ragione”, “grazie non lo sapevo”, “hai fatto bene”, chiudendo così il dialogo. Tutti che devono aggiungere qualcosa, dire che loro l’avevano fatto prima, spiegarti che sbagli e rimandandoti al loro tutorial. Che palle, vero?