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Non so se l’avete notato, ma questo spazio si sta trasformando in una di quelle piattaforme online dove è possibile conoscere persone con i miei stessi gusti. Una specie di tinder dove immagino poi alla fine la gente tromba ma prima fa le cose come gliele spiego io, ascolta i dischi che consiglio, insomma lettori che si lasciano influenzare evitando il rilancio con qualcosa di più trasgressivo come invece siete abituati a fare nelle conversazioni della vita reale quando, qualsiasi cosa io dica, voi già almeno cinque anni fa la praticavate prima degli altri. Ho ricevuto persino un’offerta da un noto network del digitale terrestre specializzato in programmi di taglio situazionista per adattare queste storie d’amore e di amicizia, che nascono all’insegna di quello che scrivo, in un format che ha tutte le carte in regola per sbaragliare la concorrenza.

Io ho risposto che va bene ma non credo che nulla sia in grado, in questo momento, di superare “Casa a prima vista”, la cui visione qui da me è imprescindibile e fuori discussione e ha soppiantato senza ritorno il rigattiere inglese che gira per mercatini. Non c’è storia. Intanto perché non c’è nulla di più appagante di visitare appartamenti, e poi perché c’era un secondo motivo ma in questo momento mi sfugge.

I miei episodi preferiti sono quelli ambientati a Milano, quelli con la tipa con quelle labbra che in natura non esistono altrove e che ha la stessa flessuosità nei movimenti di David Zed. Attenti, però: se non siete avvezzi al mercato immobiliare della zona potrebbe venirvi un colpo come all’attrice dello spot di Idealista, quella che non trattiene l’emozione delle case che visita e sviene mostrando ogni volta le cosce. Sicuramente conta questo aspetto, ma sono sicuro che proverei per lei la stessa smodata attrazione anche se recitasse con i pantaloni lunghi.

Ma, tornando al programma televisivo cult del momento, mi entusiasma scoprire l’esistenza di esseri umani in carne e ossa come me e voi che hanno settecentomila euro di budget da spendere per un bilocale in zona Paolo Sarpi. Perché lo so che ci sono anche ville o boschi verticali da tre o quattro milioni di euro, ma i loro acquirenti giocano un campionato diverso. Io sto parlando di gente poco più che normale, di qualche categoria superiore alla mia, un livello comunque a cui il mio ascensore sociale resta in panne almeno quattro piani sotto. Per pura captatio benevolentiae, sappiate che – al netto della mia famiglia – le due cose di cui vado più orgoglioso nella mia vita sono l’essere riuscito a comprare un appartamento (anche se non da settecentomila euro) e l’aver corso qualche volta per ventun chilometri di fila senza sosta.

Arrivo al dunque, perché mi pare di aver capito che Gianluca Torre, che dei tre conduttori di “Casa a prima vista” è forse è quello in cui mi riconosco di più, come me è un podista, spero per lui più in forma. Sarà per questo che, mentre seguivo la puntata di stasera, ho pensato che se ereditassi settecentomila euro (a proposito, valuto proposte di facoltosi genitori adottivi volontari) lo chiamerei subito e verserei immediatamente l’acconto per l’appartamento proposto da lui che i concorrenti non hanno scelto, quello in zona Scalo Farini. Anzi, Gianluca, se mi stai leggendo, bloccalo subito. Scendo a fare un bancomat e ti porto i soldi domani.

Avrete capito che sono appassionatissimo di architettura di interni e, più in generale, di urbanistica. Il mio progetto, quando sarò in pensione, è quello di girare a piedi in lungo e in largo Milano, che è la mia città preferita dopo Berlino, per scoprire e osservare da vicino i quartieri e i condomini più interessanti. Magari aprirò un nuovo blog dedicato a questo tema, chi lo sa, quindi non smettete di seguirmi.

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