il mistero della traccia fantasma

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La domanda a cui un vero collezionista di vinile non trova risposta non è tanto quale sia il posizionamento più efficace del suo tesoro – ordine alfabetico, per genere, per anno di pubblicazione o per frequenza di ascolto a seconda del momento e del mood – quanto che ne sarà dei dischi dopo la morte. La musica sta appiccicata nei solchi e non chiedetemi quale sia la magia per cui la puntina riesca a diffondere il suono, per non parlare del modo in cui qualcuno è stato in grado di comprimerla tutta lì dentro. Sono certo che si tratti di informazioni facili da trovarsi soprattutto oggi con la rete e con i nerd di queste cose qui che mettono i like a giradischi artigianali da svariate migliaia di euro. Per me resta una sorta di miracolo, un processo soprannaturale divino o demoniaco che cosa conta, l’importante è che anche se si tratta di un motore immobile sia a cinghia e non guasti i vinili con graffi e righe, e non ne voglio sapere di più. E riesco ad ammettere che sia più facile trasformare la musica in informazioni da digitalizzare, mentre è in certe invenzioni del secolo scorso che va individuato il vero ingegno dell’uomo, senza nulla togliere al silicio. Quindi, mistero per mistero, possiamo pensare che questa cosa intangibile che fuoriesce dalle casse quando il braccio si posa su una delle due facciate sia una specie di ectoplasma che va a permeare una dimensione che noi non conosciamo e, lasciatemelo dire, è meglio conoscerla il più tardi possibile. Strofini un disco con una puntina e si diffonde una materia tanto sconosciuta quanto invisibile che, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere anche la stessa di angeli e fantasmi. Perché no? Forse è per questo che quando sono lì che scartabello nei negozi di vinile usato o tra i contenitori sulle mie bancarelle preferite penso chi fossero i precedenti proprietari di tutto quel ben di dio, e se in qualche modo risiede tra i solchi dei dischi che hanno posseduto la chiave per tributargli il miglior ricordo da questa parte delle cose. Metti su una canzone e tutte le particelle che si sprigionano ritornano in contatto con l’anima di chi aveva conservato il disco in vita, come le polveri di metallo con la calamita, come i capelli quando ti togli la maglia di lana in una giornata elettrica. Per questo parlare con gli spiriti è possibile e magari, a seconda della canzone, non è detto che non abbiano anche voglia ballare con noi.

i 10 migliori dischi che potete regalarmi per Natale

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Pensate a quanto poco sfruttiamo le cose. Se del mio furbofono utilizzo se va bene il 10% delle sue potenzialità, potete immaginare quanto sia superfluo un elaboratore elettronico collegato a una rete di miliardi di milioni di miliardi di milioni di dati. Noi qui nella nostra piccolezza a scrivere battutine per il plauso di qualche decina di persone affette da disturbi dell’attenzione mentre basterebbero due algoritmi ben piantati per convocare tutte le forme di vita universali a convegno sulla terra. Magari non questo fine settimana, eh, che c’ho da fare.

In verità vi dico che il mio impegno è di apprendere almeno una cosa nuova al giorno grazie a questi strumenti. Vi sembro ottimista in eccesso? Bene, ecco le prove. Cliccate qui e potrete scoprire all’istante quanti giorni mancano a Natale. Io l’ho imparato poco fa interpellando l’oracolo di Google, e quello è il mio risultato odierno. Il tutto per stizza perché ho chiesto anche al motore delle meraviglie come aumentare il numero di lettori di questo coso qui su cui scrivo, ma non è che abbia trovato molto se non puntare sull’attendibilità dei contenuti (e qui non ci siamo), sul commentare blog altrui (aiuto), sul rispondere ai commenti dei propri lettori (ehm, poi mi becco pure le frecciatine dai lettori più affezionati come la cara Miss o forse sono io che ho la coda di paglia), e sull’usare titoli espliciti sul contenuto dei post. Ecco, questo giammai. A me piace, lo sapete, scrivere titoli a cazzo, è uno dei plus di plus1gtm, non ci rinuncio certo per qualche bieca operazione di SEO o SEM.

Ma la cosa dei giorni che mancano a Natale è capitata proprio a fagiolo perché volevo appuntarmi da qualche parte una serie di ellepi in vinile, sì intendo proprio i 33 giri, il cui possesso mi farebbe davvero sentire una persona più completa. Quindi se proprio proprio volete farmi un pensierino considerando tutte le volte in cui vi ho fatto sorridere, piangere, preoccuparvi, sognare, andare in brodo di giuggiole o sbadigliare con le mie farneticazioni zeppe di refusi, criptiche e banali, ecco che potete attingere da qui. Tutta roba che non si trova facilmente a meno di non avere poco a cuore i propri risparmi ma che starebbe bene sulla mia libreria a terminare una collezione che, di queste perle, sente la mancanza per diventare finalmente conclusa come un album di figurine dei calciatori. Una lista che è molto più ampia di dieci dischi come dice il titolo di questo post, come al solito poco utile ad attirare traffico. Che poi, in fondo, a che serve fare tanti clic? Comunque potete salvare il link a questa pagina, non mancheranno infatti imperdibili aggiornamenti. Il resto che non vedete scritto qui ce l’ho tutto. Buon Natale e buon ascolto dal vostro affezionato plus1gmt.

1. PFM – Per un amico
2. PFM – Storia di un minuto
3. PFM – Chocolate Kings
4. Interpol – Our love to admire
5. David Bowie – Reality
6. David Bowie – Heathen
7. David Bowie – Young Americans
8. David Bowie – Hours
9. David Bowie – Earthling
10. Blondie – s/t
11. Blondie – Plastic Letters
12. Blondie – Parallel Lines
13. Blondie – Eat to the Beat
14. Blondie – Autoamerican
15. Blondie – The Hunter
16. Durutti Column – The Return of the Durutti Column
17. Polyrock – s/t
18. Polyrock – Changing Hearts
19. Linton Kwesi Johnson – Forces of Victory
20. Linton Kwesi Johnson – Dread beat an blood
21. Linton Kwesi Johnson – Bass Culture
22. Offlaga Disco Pax – Socialismo tascabile
23. CCCP Fedeli alla linea – Socialismo e barbarie
24. Lucio Dalla – Come è profondo il mare
25. Lucio Dalla – Lucio Dalla
26. Lucio Dalla – Dalla
27. The Sound – All Fall Down
28. PFM – Passpartù
29. Genesis – Seconds Out
30. Depeche Mode – Music for the Masses
31. Portishead – Dummy
32. Portishead – s/t
33. Portishead – Third
34. Air – Moon Safari

sensazionale: ecco il prodotto che salverà l’industria musicale

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Si chiama disco in vinile, ha già milioni di fan in tutto il mondo (anche su Facebook) e una pagina tutta sua su Wikipedia. La formula è semplice e nasce da una domanda. Ma davvero c’è tutto questo bisogno di digitalizzare tutto (e sottolineo la ripetizione di tutto)? E, soprattutto, perché mantenere sul mercato l’ormai obsoleto compact disc, che oltre a essere antiestetico, con tutta quella plasticaccia anni ’90, è così freddo al tatto, difficile da posizionare in casa – a meno di non utilizzare appositi contenitori, altrettanto antiestestici e difficili da essere assorbiti in stili di arredamento. Un esempio? Provate a vedere come si sono ridotti nella civilissima Svezia – e soprattutto così facilmente duplicabile?

L’idea che sta convincendo numerosi esperti del settore e le principali aziende dell’industria musicale parte dal principio che, nel nuovo secolo, l’ascoltatore medio e occasionale di musica badi sempre meno alla qualità, quello che gli addetti ai lavori definiscono alta fedeltà, o hi-fi. Da una parte l’evoluzione delle tecniche di compressione audio permette a chiunque di comprimere in pochi megabyte brani musicali, con una qualità sufficiente per il tipo di ascolto che normalmente viene fatto: sul web tramite i diffusori dei personal computer o su dispositivi portatili che permettono la riproduzione dei file audio, ascoltati con cuffie tutt’altro che professionali. Se non, addirittura, tramite il proprio telefono cellulare. Insomma, l’importante è che si senta. A chi non è mai capitato, poi, di ascoltare musica con il proprio partner con una cuffia in due, tenendo solo un auricolare a testa, in barba alla cura che chi ha mixato il brano in questione ha dedicato nel distribuire in tutto l’arco stereofonico le tracce dei vari strumenti musicali. Dall’altra, i riproduttori musicali personali possono disporre di hard disk e memoria sempre più elevata, permettendo la portabilità di file in formati anche non compressi, che occupano molto più spazio di mp3 e simili.

Nessuno compra più i compact disc, la diffusione della banda larga e i costi sempre più competitivi e alla portata di tutti di Internet ad alta velocità hanno permesso l’inevitabile proliferare dei programmi di file sharing. D’altronde, è possibile aggiudicarsi album interi con tanto di copertina in pochissimi minuti, spendendo l’equivalente di un paio di compact disc originali al mese di bolletta flat. I consumatori compulsivi di materiale musicale possono addirittura soddisfare la loro bulimia di tutte o quasi le ultime novità discografiche, risolvendo allo stesso tempo il problema dei discutibili raccoglitori di cd con sistemi di storage sempre più capienti e sempre più a buon mercato.

Ma davvero il disco in vinile potrà invertire questa tendenza? Secondo gli studiosi, lo farà in parte, ma sarebbe comunque già un passo in avanti per impedire che l’intero sistema economico del settore giunga al collasso. Il disco in vinile è un “mezzo” analogico, come prima cosa. Digitalizzabile come il resto dei mezzi analogici, ma con un passaggio che, per quanto sempre più sofisticato, non genera una copia fedele all’originale. Le etichette discografiche quindi potranno mettere in commercio il vinile per chi non vuole rinunciare a possedere e accumulare il supporto, alla faccia della dematerializzazione, che pare sia ormai sempre più fuori moda.

D’altronde, come biasimare chi acquista vinile? Chi ha già avuto l’opportunità di provare l’emozione di acquistarne uno, sa di cosa stiamo parlando. Le dimensioni permettono immediatamente al consumatore di soffocare il pentimento della spesa economica, in un momento di necessario controllo dei budget familiari. La copertina in cartone, se curata, offre a chi ha gusto artistico la possibilità di esporre nelle proprie librerie (già, librerie: i dischi in vinile sono facilmente impilabili nei ripiani di dimensione standard) una vera e propria mini-opera d’arte. Il materiale del supporto, comunemente nero e flessibile, soddisfa il senso del tatto. Pare che la fragranza dell’inchiostro della copertina e del vinile stesso sia in grado di generare una sorta di dipendenza.

L’esperienza sinestesica ha il suo apice, ovviamente, nella alta fedeltà della registrazione e nel conseguente ascolto sui sistemi hi-fi casalinghi. Gli apparecchi studiati appositamente per la riproduzione, già battezzati da uno zelante product manager “giradischi”, possono essere collegati a un qualsiasi amplificatore dotato di casse. La qualità sembra essere superiore a quella dei compact disc, il suono più caldo, la gamma delle frequenze percettibili dall’orecchio umano più completa. Non solo. Gli studiosi ritengono che l’ascolto tramite diffusori consenta esperienze socializzanti e ascolti di gruppo, a differenza del classico i-pod, il cui nome stesso, preceduto da quel pronome in prima persona inglese, sembra dire “io ascolto, tu fai quello che ti pare”.

La pirateria musicale può digitalizzare la musica dei dischi e diffonderli, anche a scopo di lucro, su cd o via web. Ma la qualità non è la stessa. Inoltre le case discografiche hanno già trovato la soluzione anche a questo. Per i palati, o meglio, per i padiglioni auricolari meno fini, saranno comunque disponibili i brani musicali in formato mp3, scaricabili addirittura gratuitamente. Una sorta di legalizzazione della bassa qualità che ci consentirà di non rinunciare all’ascolto dei nostri beniamimi pop sul treno, per esempio, mescolati alle suonerie dei cellulari in sottofondo, alle sempre più interessanti conversazioni telefoniche e alle reiterate lamentele dell’utenza sui frequenti ritardi. Oppure mano nella mano, due cuori e una cuffia, con i nostri cari: per gli innamorati è stata pensata anche una versione in “mono” dei file, in modo tale che su ogni singolo auricolare della cuffia si riescano ad ascoltare gli stessi suoni, e i membri di una coppia siano perfettamente allineati sulle sensazioni provate.

Ma i veri cultori, gli appassionati, i collezionisti finalmente torneranno a spendere per acquistare i lavori dei loro gruppi e artisti preferiti, come una volta. Magari uno al mese e non più decine all’ora, per scelte più critiche e oculate. I dischi in vinile saranno disponibili in due formati: i 45 giri, che conterranno il cosiddetto “singolo” più un brano sul lato b (in gergo b-side), e il 33 giri, o long playing, già ribattezzato LP, che potrà accogliere fino a 12 brani circa. Gli artisti e i gruppi più attenti hanno già dichiarato che, date le dimensioni degli LP, potranno inserire un booklet con i testi dei loro brani in un corpo più leggibile, notizia che ha già riscosso entusiasmi tra le associazioni di ipovedenti.

In conclusione: quello che aveva, in un colpo solo, affossato l’industria musicale, la creatività degli artisti (costretti a riempire i capienti CD con pezzi in esubero e ghost-track raffazzonate dai loro archivi giusto per fare numero e non deludere chi bada al rapporto qualità/prezzo), il senso critico e il gusto dei consumatori, il mercato dei selezionatori musicali per luoghi pubblici (è già stato coniato il termine “disk jokey”, o dee-jay, per definire la figura professionale che sostituirà le playlist random nei locali adibiti all’ascolto musicale e nelle sale da ballo) la stessa stampa specializzata (chi legge ormai le recensioni? In pochi minuti posso scaricare un album, se non mi piace lo cancello), e aveva dato vita a un mercato nero e illegale, sembra avere i giorni contati. Tutto è pronto affinché il compact disc diventi un oggetto di modernariato.