sale in zucca

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“Papà ma perché noi non festeggiamo Halloween?”. Se anche voi genitori di bambini in età da scuola primaria vi siete sentiti rivolgere questa domanda e non sapete come rispondere, sappiate che addurre motivazioni plausibili non è più semplice come una volta. Nell’era pre-Obama era facile liquidare il discorso con “perché è una festa americana, cara, non nostra” facendo quella smorfia stizzosa come a sottolineare la distanza presa e mantenuta dall’imperialismo capitalistico moderno e dal potere delle multinazionali. Ora vuoi l’età, vuoi il crollo dell’intransigenza, vuoi che l’avversario vero è intra moenia, non si tratta più di una scusa ammissibile e convincente e puzza di leghismo di sinistra. Il problema è che dare per consolidate tradizioni imposte a tavolino dal mercato (e dal supermercato) mi fa un po’ ridere. Le tradizioni decretate così e non nate spontaneamente dal bisogno reale di far assurgere a rito una commemorazione sono davvero poco attendibili. D’altronde anche le feste che oggi diamo per scontato saranno nate in qualche maniera, no? Non riesco a immergermi in una convenzione stabilita solo per indurre al consumo persone che, d’emblée, scelgono di auto-imporsi lo spirito della festa. Non vi sentite a disagio, per esempio, nelle rievocazioni storiche? Il cerimoniale del palio di Siena? Le persone in costume medioevale e gli occhiali di Prada? Dolcetto o scherzetto? Non so se sono stato chiaro. Halloween è posticcio tanto quanto l’ampolla del dio Po e le radici celtiche. Ciò non toglie che i bambini, di questa caterva di seghe mentali, se ne fanno un baffo. Ci sono dolci e travestimenti? Ci sono anche loro. Sento che quest’anno dovrò cedere, magari mi maschero anche io da mostro. Magari no. Stay tuned.