di prima scelta

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Non appena riconquisto con fatica la posizione eretta dopo aver estratto la bici da uno degli slot a terra della velostazione noto i tre cd originali di altrettanti giochi della Playstation che qualcuno ha dimenticato proprio sul binario superiore a quello occupato da me. Succede a tutti, no? Posi qualcosa per fare qualcos’altro e poi di quel qualcosa te ne dimentichi perché sei di fretta, ti squilla il cellulare, ti cadono le chiavi, vedi qualcuno che conosci, o semplicemente ti distrai e così una parte di te resta lì a disposizione del primo che passa, e starà a lui scegliere come comportarsi. Ma cosa si può fare con gli oggetti impersonali e privi di alcun dettaglio di riconoscimento? Comprendo di avere pochi secondi per trovare la soluzione più adatta all’imprevisto, e naturalmente non mi viene. Non sono uno che trova la risposta subito quando serve, devo pensarci su ma dopo il tempo minimo per capire che non sto facendo una cazzata non (mi) deludo mai, chiaro che un approccio di questo tipo ti preclude un sacco di occasioni vantaggiose, ma non è la fine del mondo. Avevo pochi secondi, dicevo, e così li ho lasciati lì, mosso dal fatto che non avendo né quello né nessun altro tipo di console e non essendo neppure un cultore dei videogiochi non avrei saputo nemmeno che cosa farne. Mi sono detto che il proprietario sarebbe potuto tornare di corsa nel giro di qualche minuto e non ho fatto nulla. E solo pedalando verso casa ho l’illuminazione: posso lasciare un biglietto con un messaggio tipo “li ho presi io tutti e tre” seguito dal numero di cellulare. Se avessi scritto a cosa mi stavo riferendo chiunque si sarebbe potuto arrogare la proprietà degli oggetti smarriti, facendo così invece solo il diretto interessato avrebbe capito quella sorta di codice. Giusto no? Convinto di avere in testa la formula per salvare il mondo torno alla velostazione di corsa, avevo con me carta e penna per mettere a segno la mia prima buona azione quotidiana. La storia sembra chiudersi come è giusto che sia, e cioè che giunto per la seconda volta lì nel giro di qualche minuto, i CD di videogame per la Playstation – ricordo pure il nome del gioco, Soccer e qualcosa, in tre differenti versioni – non ci sono già più. Mi guardo in giro e non c’è nessuno, non c’è nulla da fare se non avviarsi a casa e attendere la prossima volta in cui ci sarà bisogno di me e io dovrò chiedere un po’ di pazienza, fatemici pensare, ci aggiorniamo più tardi.

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