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Ci sono nuove complessità e nuove sfide, la posta in gioco è sempre più alta e catastrofi come l’11 settembre, avvenimenti che fino al giorno prima erano impensabili, si sono abbattute sull’occidente e hanno spostato conflitti e paure su un piano senza precedenti. Ecco perché è passato così tanto tempo dall’ultima volta in cui mi è stato richiesto di rilasciare le mie generalità da un rappresentante delle forze dell’ordine. Perché fino a quando c’è stato il terrorismo de noantri e il fronte comune della lotta alla criminalità era principalmente lo spaccio di droga, era facile vedersi fermare da agenti in borghese e non per le verifiche di routine. E, nel mio caso, dai sedici ai trent’anni circa si è trattato di un appuntamento quotidiano a cui non sono mai riuscito a sottrarmi. Nei viaggi in macchina, nelle stazioni ferroviarie e nei luoghi pubblici, da solo o con altri, nella mia città o altrove, arrivava il punto in cui sentivo avvicinarsi quel momento, l’istante in cui una voce del sud mi avrebbe chiesto di favorire la carta di identità. La mia faccia e il mio abbigliamento accuratamente disordinato potevano anche trasmettere attività losche, ma il fatto di suscitare un così diffuso interesse tra poliziotti e finanzieri mi ha sempre lasciato sbalordito. Addirittura potevo essere fermato anche più volte nella stessa giornata da pattuglie diverse. Poi, ripeto, a un certo punto questo appeal è svanito nel nulla. Forse la vecchiaia o forse, come dicevo prima, là fuori è diventato è tutto diverso. O magari non si usa nemmeno più.

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