cronache del 32 luglio

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Siamo nella stagione dei saldi più profondi, 50 e 70 per cento e fuori tutto, anche la merce da riproporre ogni anno che non si sa mai. Una madre molto giovane accompagna la sua bimba in un pomeriggio di shopping nell’alternanza tra il caldo torrido fuori e l’aria surgelata dei grandi marchi della moda usa e getta. È la più piccola a esprimere pareri su quello che vorrebbe indossare e ciò che non le piace tra i numerosi capi confezionati da suoi coetanei in un altro emisfero e per ora rimasti invenduti nell’occidente del mondo. La figlia sceglie i vestiti e imitando un modello appreso in parallelo con gli adulti della sua famiglia da ore e ore di esposizione televisiva, estrae l’abbigliamento succinto ancora sugli appendiabiti e lo sovrappone al suo corpo esile chiedendo alla sua versione maxi un parere. La madre, prima di giudicare, getta intelligentemente uno sguardo al prezzo. In alcuni casi dice che è carinissimo, in altri casi, se la convenienza non è sufficiente, cerca di distrarre la bambina offrendole alternative che non sortiranno alcun effetto, vista la determinazione maturata in stagioni di acquisti al ritmo della techno.

Ma di lì a poco c’è ben altro di cui occuparsi. Un ragazzo si lascia cadere sul divanetto e inizia a contorcersi nell’inequivocabile gesto di chi accusa dolori alla pancia, piegandosi in avanti con le mani giunte sul ventre. La giovane fidanzata ripone gli stracci che stava per provare e si siede al suo fianco, accarezzandogli la pettinatura molto di moda e facendo attenzione a non schiacciare il suo borsello di un noto brand Made in Italy. I due attirano l’attenzione dei commessi loro coetanei la cui preparazione professionale non contempla i fondamentali del pronto soccorso e di come ci si comporta con clienti in quel genere di difficoltà. La più intraprendente suggerisce al giovane di andare in bagno, la causa potrebbe essere l’aria condizionata dopo mangiato. Il colore del volto, sarà l’impressione, ma vira verso una tonalità anomala per la stagione in corso.

Qualcuno chiama il responsabile che accorre a decise falcate accompagnato dall’addetto alla sicurezza africano, a cui viene chiesto di tenere d’occhio che nella situazione di emergenza le normali attività commerciali seguano il loro corso. Forse hai mangiato troppa della mia torta, gli va chiedendo nel frattempo la fidanzata che ha ricevuto una salvietta da una commessa per tamponargli il sudore sulla fronte. Qualcuno propone di chiamare un’ambulanza, meglio non sottovalutare la portata del disturbo che sembra intensificarsi.

La madre e la figlia, appurato che la situazione non sembra essere poi così spettacolare, un banale mal di pancia, approfittano del momentaneo diversivo e si dirigono ai camerini con le braccia colme di abiti da teenager.

Gli ho fatto una torta per il suo compleanno, racconta intanto la fidanzata del ragazzo – che sembra stare sempre peggio – alla responsabile, gli ho detto di non mangiarne troppa perché non sapevo come fosse venuta, non sono molto brava a cucinare ma lui l’ha divorata lo stesso, sembrava che gli piacesse. La gente intorno si lascia scappare qualche commento, deve amarla davvero per aver ingurgitato tutte quelle schifezze, dice uno. Un altro, molto cinico, si chiede se avrà voluto avvelenarlo.

Di lì a poco si profila il finale di quel siparietto da letteratura da ombrellone. Due volontari fanno il loro ingresso di gran carriera con una lettiga su cui caricano il giovane che esce nel solleone per essere condotto al pronto soccorso a sirene spiegate. Dentro al grande negozio la situazione torna alla normalità, madre e figlia si avvicinano alle casse, della montagna di abiti provati alla fine ne andavano bene solo un paio e la bimba sembra essere tutt’altro che soddisfatta.

6 pensieri su “cronache del 32 luglio

  1. Avrà giocato d’anticipo: si profilava un’estenuante maratona della sua ragazza, un scegli-vestito, entra-nel-camerino, esci-dal-camerino, scegli-un-secondo-vestito, entra-nel-camerino, esci-dal-camerino, scegli-un-terzo-vestito… meglio un finto mal di pancia che procurarsi un vero rompimento di palle.

  2. Io non mi porto il marito e tutti siamo contenti. Ma l’aria condizionata è effettivamente dannosa e anche la pubblicità per i pargoli che li invoglia ad acquisti. Sulla tipologia di abiti per bambini poi si apre un mondo. La vacanza ligure mi ha palesato un mondo orribile di concorsi per baby-mostri abbigliati da grandi con ombelichi ammiccanti e spallucce seducentemente scoperte. Mamme, meditate sul mondo in cui gettate i vostri figli prima di denudarli in modo saxy (scusate, mi è scappata)

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