l’amore al centro della periferia

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Ci sono numerose sovrastrutture culturali a cui ci abbandoniamo che somigliano molto all’amore anche se ne sono purtroppo dei surrogati. Poche balle: nessuna di tutte quelle cose dà altrettanta felicità, di questo ce ne accorgiamo presto, alla terza o quarta volta in cui soppesiamo l’originale e lo compariamo con le sue imitazioni i nodi vengono al pettine. Prova ne è che si può amare ovunque. Quella litania della ricchezza e della povertà, della buona e della cattiva sorte alla fine ci azzecca proprio. Si può amare anche in guerra e in tempi di miseria, per dire, magari è più difficile ma sono certo che qualche caso nella storia è facile rintracciarlo. Si può amare alla fermata del tram sulla Comasina, quella all’altezza di Paderno tutta diroccata e smangiata dalla ruggine sognando di possedere un giorno una macchina in cui amarsi al riparo, se non una casa tutta per sé per amarsi al caldo. Ho visto anche coppie amarsi all’Esselunga, e amarsi a tal punto da inventarsi coreografie con i carrelli stracolmi di spesa intelligente, tutte offerte e punti fragola senza concedersi nulla di più trasgressivo del proprio amore, dove persino la cassiera è costretta ad ammettere con la sua responsabile, che le ha portato un po’ di contanti, che non c’è storia: nessuna cosa può dare la felicità come l’amore.

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