manuale per scrivere storie flat

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Nelle storie non deve succedere niente. Questo è il dato emerso da una ricerca effettuata dal “Comitato per il diritto alla narrazione” dell’Iowa Academy of Art and Literature. Dopo quasi un anno di survey, data analytics e assessment portati a termine su un campione di 1,5 milioni di persone, gli studiosi americani hanno confermato il trend sulla base del quale il nutrito insieme di case di produzione e editori aveva commissionato (e sponsorizzato) lo studio. Nel 2016 sono stati i numerosissimi libri lasciati a tre quarti, film abbandonati sul più bello e serie tv tradite al terzo o quarto episodio a indurre i più importanti brand dell’industria del settore a verificare tramite una struttura indipendente le cause alla base di un’economia di settore tutta in salita. Ma che cosa vogliono i telespettatori? Che cosa chiedono i lettori? Di che morte vogliono morire gli appassionati del grande schermo?

È proprio questo il punto. Nelle storie non dovrebbe succedere niente. Le storie dovrebbero consistere in blocchi di realtà tagliati freschi freschi come tranci di salame di cioccolato per essere serviti in piattini e assaporati “as is”, come dicono quegli americani là. Questo per dire che, dentro, le storie, proprio come uno dei dolci più amati da grandi e piccini, non dovrebbero contenere colpi di scena, capovolgimenti di fronte, gente che muore e tantomeno che ammazza e poi arriva al termine impunita, tradimenti o persone che abbandonano persone o animali. La realtà, in realtà, è un infinito cilindro che mescola biscotti secchi tipo Oro Saiwa, burro, cioccolato fondente, uova, zucchero e zucchero a velo (qb) avvolti nella carta da forno (taluni usano l’alluminio) dopo aver formato un amalgama che, benché costituito da vari ingredienti, risulta uniforme da poco dopo l’inizio a poco dopo la fine. In mezzo ci sono infinite fette da assaporare senza sorprese se non una di fondo, che sappiamo già tutti e che quindi non è più una sorpresa, ovvero se ci piace oppure no, se è venuto bene o fa schifo.

Comunque, se vuoi scrivere un libro, fare un film o preparare la sceneggiatura per la nuova serie del momento altro non devi fare che tagliare un blocco di questo tubo di delizie e prenderlo così com’è perché è uguale a tutti gli altri blocchi omologati allo stesso sapore e, quindi, in cui non accade nulla se non la fetta in sé, il tubo in sé, il salame di cioccolato in sé e la realtà in sé.

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