questa è solo una delle cose che mi hai insegnato

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Il dibattito sulla chiusura o meno degli esercizi commerciali nei giorni festivi lo potremmo liquidare ricordando che nel tardo pomeriggio della domenica, dopo aver fatto la spesa all’Esselunga di Via Palizzi, quando si fa così tardi che si sfrutta tutto il tempo di apertura a disposizione, si corre addirittura il rischio di non trovare più la via di uscita nel parcheggio sotterraneo. Il senso di smarrimento dovuto al buio e ai fumi della città che – badate bene – non si devono certo confondere con la nebbia che, nella Milano dei 27 gradi alla fine di ottobre, non esiste praticamente più, formano quella specie condensa combinandosi con l’angoscia della domenica pomeriggio, un mattone che scende fin nello stomaco e che conosciamo bene.

Certo, c’è di peggio. Per esempio io non tornerei liceale nemmeno sotto tortura, ad angosciarmi nel supplizio delle consegne non portate a termine per la mattina seguente che è un coacervo di lingue morte, disequazioni e quadro svedese come metafora del corpo che cambia seguendo posture impossibili in natura. Oppure quella precarietà che ci fa abitare in quattro o cinque nella stessa stanza, arrampicati su qualche letto a castello pagato profumatamente a un padrone di casa la cui magnanimità ci è stata raccomandata addirittura da un parente o una persona altrettanto ben disposta nei nostri confronti.

Ma, senza andare troppo distanti, ci sono anche i film non piaciuti, i telefoni che non squillano, la vita devastata dai genitori che si separano o la via deserta sotto casa, osservata da soli sul balcone. Invece, tra le tante cose che mi hai insegnato, ai detrattori dell’amore porto sempre l’esempio del corso di sopravvivenza ai centri commerciali di periferia che hai tenuto tu apposta per me, oramai sono passati tanti anni ma non c’è stato alcun bisogno di aggiornamento, come si fa invece per il primo soccorso o la sicurezza sul lavoro.

È stato chiaro sin dall’inizio, dai balletti che facevamo tra le corsie rigogliose di offerte al 40% per i titolari della carta Fidaty con il carrello traboccante di cibo spazzatura, che quello era l’approccio giusto. Ricordo che abbiamo ritrovato la macchina solo grazie a te che avevi preso nota mentalmente del numero di posto in quel parcheggio sterminato e semibuio e poi, sempre seguendo il tuo senso dell’orientamento che secondo i miei parametri si colloca ai limiti del soprannaturale, ci siamo trovati sulla via di casa. La stagione era più o meno la stessa di questa, e anzi dovessi dire si potrebbe anche festeggiare un anniversario, se già non lo facessimo ogni mattina per tutta una serie di motivi che non vi sto a raccontare perché, sono sicuro, probabilmente a scriverli non si renderebbe l’idea.

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