habitat meno naturale

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Superati i cinquanta, il design lascia il posto alla comodità. Dove c’era una madia in teak rimediata al mercatino dell’oratorio ora è posizionato un robusto mobile dalle sembianze comunque moderne ma provvisto di funzionalità più adatte alle esigenze di storage domestico di una coppia di mezza età. Il divano di Molteni dalla linea minimal e dai colori non-colori, con la seduta ampia e lo schienale ridotto, induce a ripensamenti a favore di un modello in grado di favorire un’esperienza di riposo tale da preservare l’utente dell’irrigidimento dei muscoli del collo o, peggio, dalla cervicale e di favorire una postura più regolare. Sulla poltroncina anni 50 rivestita in skai stanziano solo i gatti, oltremodo attratti dalla superficie e dalla sua inconsapevole funzione di tessuto anti-stress per esercitare l’efficacia dell’offesa a graffio, motivo per il quale l’articolo presto verrà presto rimpiazzato da una confortevole chaise-longue adatta alla sonnolenza postprandiale. Le linee da modernariato scandinavo del dopoguerra lasciano il posto a produttori industriali di forniture all’altezza di una pensione minima, ma il potere d’acquisto non è tutto. Gli anziani vogliono stare in casa tanto e starci bene. A trent’anni o giù di lì – seconda metà degli anni novanta, per darvi qualche riferimento storico – attraversavo invece la parte espositiva del primo negozio italiano Ikea con la sicumera di chi si trova perfettamente a proprio agio. Ma il mio habitat era Habitat, almeno da un punto di vista estetico perché – meno abbordabile dell’arredamento svedese – mica me lo potevo permettere. La storia di Habitat in Italia la conosciamo tutti. Da qualche mese, però. l’azienda francese ha riaperto a City Life, qui a Milano. Ho fatto un giro di perlustrazione la scorsa settimana ma sono rimasto profondamente deluso non tanto dalla qualità dei prodotti, che mi pare invariata, quanto dalla mia reazione a caldo. Il design suscita meno appealing nella mia brama di circondarmi di cose belle. Lascio gli eleganti spigoli alle nuove generazioni, io mi metto comodo adagiato sull’arrendevolezza informe dei mobili pensati per i nonni e al tepore di un plaid in pile dozzinale a seguire un programma tv dedicato alla terza età, almeno finché non mi addorm

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