non è la prima volta che l’élite ribalta il voto popolare

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Comunque non è la prima volta che l’élite ribalta il voto popolare. Il popolo dovrebbe stare e, sulla base delle analoghe esperienze passate, comprendere che è giusto così. Un illustre precedente ci insegna che le giurie di qualità che, di norma, operano sul campo e dal vivo, hanno maggior lucidità nel valutare che cosa sia meglio in un determinato contesto e sono in grado di prendere le decisioni più efficaci anche per chi non ha gli strumenti per afferrare che cosa possa costituire il meglio per sé e per un popolo. La gente deve tornare ad affidare il proprio destino all’élite e a quella classe dirigente che, per uno sterile impeto populista, a un certo punto ha percepito ostile. Ci sono dei livelli nell’umanità, più che delle classi. Non dovremmo prendercela perché i nostri limiti ci negano l’accesso a coloro ai quali il destino ha demandato la storia. Il simulacro di visibilità che alcuni strumenti moderni ci mettono a disposizione non deve essere confuso con l’intelligenza, la cultura, la preparazione, il buon senso, le scuola stessa. Torniamo nelle nostre periferie sociali se non siamo abbastanza abbienti intellettualmente per abitare il centro decisionale. Non è la prima volta che l’élite ribalta il voto popolare, e sembra che l’ultima volta in cui è successo, quella volta lì – a detta da chi stava da parte a prenderne le misure e a studiarne gli effetti – sia stata una vera e propria liberazione.

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