l’esorcista

Standard

Oggi un mio alunno che manifesta frequentemente debolezza di stomaco è sceso in mensa in maglietta e, dopo aver ingurgitato la porzione di stracchino prevista dal menu come secondo, forse a causa dello scarto termico o forse per il suo comportamento sempre sopra le righe, ha vomitato nel piatto generando una reazione a catena al tavolo facile da immaginare. Non vi nascondo che anch’io ho vacillato per qualche secondo in quella che sembrava la scena di un b-movie splatter trash. Senza contare che l’ho mandato di corsa in bagno ma, manco a dirlo, non è arrivato in tempo inibendone l’accesso al resto della scolaresca per tutto il resto del pranzo. Ripensavo all’accaduto poco fa perché la gamma di quello in cui può rimanere coinvolto un insegnante è davvero ampia, fino a quando facendo zapping non sono capitato su un canale che trasmetteva “Avatar”, film che non ho mai visto e che, dai pochi minuti che ho seguito, non credo guarderò mai. Sono rimasto sorpreso però dalla forte somiglianza tra i protagonisti colorati e una mia alunna, quella che dopo la prima vomitata ha dato le spalle alla mensa e non c’è stato verso di farle riprendere posto. Ha lineamenti curiosamente marcati, come se avesse preso una padellata in faccia, il tutto accompagnato da un altisonante nome esotico che, considerati i suoi modi da camallo del porto di Genova, non le si addice per nulla. Ha una sorella di qualche anno più piccola che porta un nome altrettanto sovradimensionato e sembra altrettanto un’abitante di Pandora. Questo purtroppo ha smentito la mia ipotesi che la bambina fosse stata partorita passando attraverso una pressa. Tutti i dubbi però sono stati fugati quando ho conosciuto il padre, a cui davvero manca il colore azzurrognolo per essere preso per uno di quegli umanoidi lì tanto ha la faccia schiacciata e il setto nasale che sembra fuso in un unico blocco con la fronte. Il senso di questa storia è che trovare richiami alla cinematografia nella vita scolastica quotidiana costituisce un appagante passatempo che consiglio a tutti i colleghi che seguono questo blog.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.