piovono i pezzi dal cielo

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Uno degli aspetti positivi dell’essere nato negli anni sessanta è quello di essere scampati alle console da collegare alla tv e di aver limitato il rincoglionimento alla tele e, da anziani, all’Internet. C’erano i videogame da bar e le sale giochi ma i soldi non erano molti e le attrazioni piuttosto limitanti. Quando la grafica si è fatta più accattivante dei vari Space Invaders, Pac Man e Asteroids, noi della generazione X eravamo già fuori dalla scuola media e con interessi decisamente più appaganti, sesso droga e new wave in primis. Tetris però ha costituito un’eccezione, soprattutto in noi maschietti, ed è facile intuire il motivo. Quando disponiamo gli acquisti sul nastro trasportatore alla cassa del supermercato. Quando carichiamo la lavastoviglie. Quando allestiamo il bagagliaio dell’automobile con il materiale necessario a trascorrere tre settimane in campeggio. Quando organizziamo il nostro set da insegnanti nella borsa o nello zaino. Quando parcheggiamo cercando di riempire posti vuoti in file stracolme anziché risultare gli unici in una batteria semideserta. Quando sistemiamo ripiani e cassetti di casa. In tutti questi frangenti c’è un gene che prevale e che è più maschile di qualunque altro. Un senso innato che anela a riempire spazi in modo ordinato e lineare e che le ultime generazioni, figlie di appassionati di quel Tetris che compie 35 anni in questi giorni, hanno ancora più sviluppato grazie a padri che hanno passato ore a mettere nella posizione più ergonomica possibile pezzi da quattro quadratini che piovono dal cielo, a ogni giro sempre più veloci.

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