la seconda famiglia

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Mia cognata fa la prof alle medie e mi redarguisce – giustamente – se faccio dell’ironia sui socialcosi riguardo alle vacanze di noi docenti. Per esempio quando ho cambiato il mio status in “quando ti sta per prendere la tristezza della domenica sera ma poi ti ricordi che è luglio e che fai l’insegnante” mi ha commentato dicendo “Piantala. Siamo già abbastanza denigrati. Non abbiamo bisogno di insider spiritosi”. Il fatto è che se non sei del mestiere non puoi capire il modo in cui è usurante stare in classe. Non è una questione di quantità, perché ad asfaltare autostrade in pieno agosto sicuramente si fa più fatica. Però sei ore di fila con una classe di bambini ti fa rimpiangere certe gesta bibliche di Erode. Scherzo, eh. Diciamo che però se non mi stendo mezz’ora sul divano, dopo i miei tre quarti di giornata lavorativa, non riesco a fare altro. Comunque mi reco volentierissimo al lavoro, ogni mattina. E quella cosa che ho scritto posso mutuarla per un altro aspetto: il lunedì a scuola è molto meno traumatico di tutti gli altri lavori perché i bambini della classe sono una sorta di seconda famiglia che un maestro rivede con piacere. Ci raccontiamo come abbiamo trascorso il weekend, ci facciamo un po’ di coccole e l’inizio di una nuova settimana è davvero piacevole. Da questo punto di vista mi ritengo fortunato, e sono convinto che sia solo una piccola parte delle sorprese che questo mestiere ha in serbo per chi lo approccia con serenità e umiltà.

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