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Quest’anno accendo pochissimo la LIM, anche se con delle cannucce di cartone che si trovano alla Coop ci siamo inventati la bacchetta magica per evitare che i bambini tocchino la stessa penna per scrivere e giocare sulla lavagna interattiva e non si contagino a vicenda. All’inizio il motivo era proprio quello. Evitare cioè che gli alunni stanziassero nel rettangolo maledetto, quello tracciato con il nastro adesivo sulle piastrelle a delimitare lo spazio in prossimità della cattedra in cui sono tenuti a barricarsi i vecchi docenti per evitare la contaminazione dai giovani virgulti asintomatici. Così ho riesumato qualche confezione di gessi colorati da un magazzino di materiale da cui non si serve più nessuno e mi sono messo a scrivere e disegnare sulla lavagna. Perdo un sacco di tempo utile per la didattica, ma non avete idea dell’autocompiacimento nel rappresentare le foglie in tutte le loro forme con le innumerevoli sfumature del verde e del rosso o realizzare Super Mario in versione Pixel Art. I bambini delle altre classi, quando passano per andare in bagno rigorosamente negli orari concordati, si fermano a sbirciare i miei capolavori. I miei alunni mi dicono in continuazione che disegno molto bene ma sono certo che lo fanno per non lasciarmi desistere e continuare a perdere tempo anziché impiegarlo per fare rigide verifiche con operazioni in colonna e problemi. E pensare che in quarta mi ero preso arte a settembre, ma era successo perché avevo mandato affanculo la prof. Mi diverto un sacco a creare vere e proprie infografiche alla lavagna e a farle ricopiare fedelmente ai bambini, che ora hanno i quaderni che sembrano brochure di qualche campagna marketing perché, anche se non sembra, sono discretamente pignolo e chiedo di rispettare al massimo l’organizzazione del foglio come voglio io. Allora, per scherzare, dico alla mia classe di continuare a farmi i complimenti quando desiderano perché a me piace molto. Per questo non mi sottraggo ai vari quanto sei bravo maestro o che capolavoro che hai fatto, che poi gradualmente giungono a distorsioni del tipo maestro come sei bello. E, credetemi, non posso che dar loro ragione.

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