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L’amico Massimo è mancato qualche giorno fa a 52 anni per un bruttissimo male, a quanto ho saputo, ma l’evento è stato organizzato molto prima dalla locale squadra di pallanuoto in cui ha militato da giovanissimo, vincendo qualche scudetto in massima serie e ottenendo persino la convocazione in nazionale. Vista la crisi del settore sportivo dovuta al coronavirus, la federazione – in collaborazione con l’amministrazione comunale – ha messo in pista un trofeo a cui partecipano le sedici più importanti squadre nazionali, molte delle quali sono liguri tanto quanto la nostra. L’obiettivo è chiaro: riportare lo sport ai fasti degli anni ottanta, quando la compagine cittadina si giocava ogni anno i playoff per aggiudicarsi il titolo nel campionato di A1.

Il numero delle società in gara è facile desumerlo. Gli organizzatori hanno allestito una bellissima coreografia all’interno di una cornice quadrata divisa in sedici settori, quattro in orizzontale per quattro in verticale. Ogni parte è ulteriormente suddivisa in quattro quadrati, due sopra e due sotto, occupati a scacchiera da altrettanti palloncini colorati secondo i due colori sociali di ciascuna squadra – i nostri sono il bianco e il rosso – sulla cui superficie si può anche leggere il nome siglato della società.

I palloncini sono manovrati da giovanissime cheerleader acconciate con pettinature in voga all’epoca e vestite solo con costumi da bagno in tinta con i palloncini che reggono. Cantano una canzone da stadio che si poteva ascoltare tra gli ultras durante gli incontri e muovono a ritmo i palloncini creando un avvincente effetto ottico. Trovo anche molto riuscito il contrasto tra la musica che esce dall’impianto della piscina comunale all’aperto e il fatto che le ragazze si esibiscano senza microfono come se fossimo a teatro, una trovata filologica che mi spiego come un tentativo di ricordare a tutti un’epoca in cui non esisteva ancora Internet e vivevamo tutti disconnessi. Quando noto la portata dell’iniziativa penso che forse, in concomitanza con il decesso dell’ex campione, le prossime edizioni saranno dedicate interamente alla sua memoria.

Io partecipo tra gli spettatori grazie a un biglietto ridotto che mi ha procurato la donna che poi, nella realtà, diventerà mia moglie anche se è di Milano ma si sa, nei sogni non si va tanto per il sottile. Lei occupa un posto nelle tribune vip in quanto giornalista chiamata dalla testata in cui lavora – una specie di Vanity Fair ma di sinistra – a documentare il torneo. Mi sono piazzato nell’adiacente anello di gradinata, ubicato proprio sotto di lei. Prima del calcio di inizio – anche se lo so che non si gioca con i piedi ma si fa così per dire – fanno ingresso alcune personalità importanti del mondo dello spettacolo. Il primo si fa largo tra la folla ma di lui ricordo solo di conoscerlo bene di persona. Potrebbe trattarsi di Fabio Fazio. Penso che potrei darmi delle arie salutandolo ma lascio perdere. Subito dopo ecco i Ricchi e Poveri in grande spolvero avviarsi verso i loro posti riservati.

Mi sono messo accanto a due amiche, sedute poco più avanti. Con una so di avere buone possibilità ma ora è tutta presa dal fare delle foto ai giocatori al di là delle transenne con lo smartphone. Ho deciso di venire anche se a me lo sport in generale non mi interessa, ancor meno la pallanuoto. Il fatto è che i componenti della squadra, in una città di provincia come la nostra, sono – giustamente – delle vere e proprie celebrità e le ragazze la sera si muovono nei locali che sanno esser frequentati dai giocatori. Di conseguenza noi maschi facciamo altrettanto e cerchiamo di beneficiare di quella tecnica di conquista a strascico, come si dice, cercando cioè di pescare nel mucchio e, conseguentemente, prediligendo l’alta concentrazione di esemplari. Le due groupie con cui mi accompagno, in particolare, fanno le smorfiose con un giocatore straniero, dalla pelle scura, ben contento di trovarsi al centro dell’attenzione. Usano una di quelle app che permettono di posizionare effetti in tempo reale sulle immagini e si alternano nella realizzazione di selfie con il loro beniamino.

Riesco comunque a collocare cronologicamente il momento della mia vita in cui si svolge il tutto. Sono al quarto anno di università perché ho i capelli lunghi sulle spalle, e li ho ancora tutti, neri e a boccoli, nell’insieme ho un discreto appeal e riesco persino a gestire due e anche tre relazioni allo stesso tempo (ma non tutte insieme, eh). Le due supporter sono prese nei loro flirt da bordocampo ma comunque inizio a baciarmi con la giornalista nella tribuna distinti dietro. La mia futura moglie è giovane come me, anche se la sua versione ventenne la conosco solo dalle sue vecchie foto. Ha i capelli corti e mentre siamo abbracciati nei rispettivi settori degli spalti mi accarezza il torace. Terminano le partite e ci spostiamo a casa nostra, insieme a una cara amica di famiglia. Probabilmente ci siamo sposati nel frattempo e ci troviamo al corrente Natale. Ci sono degli avanzi nel frigo e mia moglie tenta di abbrustolire un mazzetto di radicchio rosso direttamente su un fornello, così le faccio notare che si brucia e che è meglio utilizzare la griglia smokeless che abbiamo preso con i punti dell’Esselunga.

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