ernia al disco

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Vi ricordate, da ragazzi, quei fanatici dell’hi-fi domestico e delle autoradio che vi tiravano scemi sulle innumerevoli combinazioni dei componenti dello stereo per avere il suono perfetto? Ognuno professava una dottrina propria per la conformazione ideale dell’equipaggiamento ideale e delle relative marche per ascoltare nel modo più ottimale dischi, musicassette e poi cd, snocciolando dati e parametri incomprensibili (spesso non richiesti) indipendentemente dal target di riferimento, con massimo sbigottimento dei non addetti ai lavori, a dimostrazione che per ogni cosa c’è un mondo da scoprire e i nerd sono noiosi indipendentemente dalla disciplina in cui manifestano il loro disturbo ossessivo-compulsivo. Voglio dire, è un argomento che può anche appassionarmi ma se me lo presenti come un dogma per me il discorso è chiuso. Mi sono iscritto a un gruppo Facebook dedicato ai giradischi in cui ho rivissuto ciò che accade per qualunque altro settore della conoscenza umana, dove i social network hanno questo potere di Re Mida al contrario per cui ogni cosa che toccano si trasforma in noia. A me piace mettere i dischi quando sono a casa e basta, tutto qui. Ho un impianto dignitoso, mi sembra che si senta bene e non riesco a capire quali possano essere i margini di miglioramento con quella roba pazzesca che pubblicano i frequentatori di quella pagina. Ma, volendo spezzare una lancia a favore dei maniaci delle cose, la passione dei dischi in vinile – acquisto dopo acquisto – sta prendendo in me le sembianze di una fissazione a tutti gli effetti. Appena ho un momento libero corro a mettere un ellepì. Altre volte mi sorprendo a contemplare le centinaia di copertine impilate e penso a come potrei valorizzare la collezione, per esempio comprando un mobile su misura con gli scaffali delle dimensione giuste a contenere i trentatré giri. Ho maturato persino la convinzione che una civiltà che si rispetti dovrebbe impedire la progettazione e la vendita di soluzioni di contenimento e di arredo con form factor inadeguate all’archiviazione ottimizzata di dischi. Se volete altri segnali, ho acquistato un copia promozionale di un 45 giri di una band pop-new wave sconosciutissima italiana uscito nell’82 perché sento che mi abbia formato musicalmente. Poi torno a osservare la mia collezione e penso che non uscirei più di casa perché mi basta accendere lo stereo, mettere un disco e sono felice così.

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