che livello

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Le nuove direttive ministeriali hanno trasformato per l’ennesima volta il criterio e i metodi di valutazione per la scuola primaria. Ad essere precisi, quest’anno – l’anno del Covid, delle mascherine e di tutte le limitazioni alle attività di classe a cui siamo soggetti – c’è stato un doppio cambiamento con triplo salto mortale carpiato e quadruplo avvitamento. Nel giro di un paio di mesi siamo passati prima dai voti ai giudizi (ottimo, distinto ecc…), e poi, ad anno scolastico inoltrato, dai giudizi ai livelli (avanzato – intermedio – base – in fase di acquisizione). In realtà c’è un misunderstanding di fondo. Nessuno ha ben chiaro se si debba attribuire un livello di competenza raggiunta in ciascuna materia o, addirittura, anche un livello conseguito per ogni obiettivo definito nella materia. Per capirci, se un docente in inglese debba attestare il livello avanzato di Anton Luca come espressione della media dei livelli raggiunti in comprensione, lettura, writing e speaking oppure se debba indicare il singolo livello di ciascuno dei componenti della disciplina. Il tutto articolato tenendo conto del grado di autonomia dell’alunno, della sua familiarità con le prove che si trova ad affrontare, delle risorse che è in grado di mobilitare per superarle e della continuità o la sporadicità nella manifestazione dell’apprendimento. In pratica, un vero e proprio report per ogni bambino che è sicuramente fantastico per fornire un approfondito identikit didattico alle famiglie. Il problema è se le famiglie siano dotate degli strumenti per comprenderne la portata e se, soprattutto, saranno in grado di superare le barriere pregiudiziali dovute al complesso del voto. Il livello intermedio corrisponde a 8 o 7?, si chiederanno e si risponderanno i genitori sui gruppi Whatsapp di classe. Purtroppo il passaggio non sarà rapido e indolore. Ci vorranno anni per abbattere nell’opinione comune la logica della valutazione numerica. D’altronde viviamo nell’era della semplificazione e della riduzione a parametro imposta dal primato dell’informatica e del digitale. L’introduzione di una maggiore complessità corre il rischio di allontanare ulteriormente la scuola da tutto il resto.

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