trent’anni di garanzia

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Io vado in ansia con i prodotti surgelati acquistati nei supermercati dei centri commerciali. Per questo ho elaborato una strategia che consiste, sostanzialmente, nel metterli nel carrello solo alla fine dell’esperienza di spesa. Non sempre i congelatori sono ubicati in prossimità delle casse e, in quel caso, ripercorro a ritroso la naturale disposizione degli scaffali facendomi largo tra gli altri clienti che, invece, seguono il tracciato pensato dagli esperti di marketing della GDO.

Non so quanto tempo possano sopravvivere fuori dal freezer e osservo code di gambero, pizze, barattoli di gelato, minestroni e merluzzo impanato come un pesce rosso qualunque abbandonato all’esterno dalla sua boccia piena d’acqua. Ai surgelati manca il respiro, soffocano a contatto con l’aria e bisogna mangiarli subito. Se fosse davvero così lo spesone bisettimanale mostrerebbe tutti i suoi limiti. Le scorte che perdono la loro funzione primaria, quello di poter essere conservate dentro la confort zone della data di scadenza e soprattutto un pranzo e una cena contigui all’insegna del junk food.

Ma se oltre al supermercato avete pianificato un passaggio da Sephora, da Intersport o da Cotton&Silk meglio farlo prima della spesa. Per i vostri surgelati, esposti in eccesso alle luci impossibili dei negozi della fast fashion, sarebbe il colpo di grazia. C’è poi il concetto di sotto-Natale, che per i centri commerciali significa un lasso di tempo che va da fine ottobre a carnevale. Sotto-Natale nei centri commerciali ci sono persino le bancarelle come ai mercatini di Bolzano. Lo so perché mi sono fermato da un sedicente artigiano del cuoio che vendeva portafogli, borse e cinture come se le facesse solo lui e nessuno avesse mai contrattato il prezzo con i milioni di commercianti di uno dei generi di articoli al mondo che hanno subito maggiormente l’industrializzazione della taroccatura.

Mia moglie si ostina a valutare acquisti per nostra figlia malgrado non abbia ancora imparato che comprare un capo di abbigliamento al buio per una diciottenne è buttare via i soldi. Comunque, mettiamo lo stesso una manciata di cinture di colore, texture, tipo di pellame e fibbia diverse uno vicino all’altra e al proprietario della bancarella, che dice di farle lui e che addirittura setaccia i mercatini dei rigattieri alla ricerca di modelli vintage da ricopiare, già gli viene l’acquolina in bocca. Nessuno, a parte noi, comprerebbe mai qualcosa in una bancarella ubicata in uno spazio di passaggio di un centro commerciale perché l’artigianato perde tutta la sua portata di genuinità. Chi gestisce i centri commerciali organizza questi mercatini come opera di redenzione per aver affossato il commercio al dettaglio ma è ancora peggio.

Il sedicente artigiano mi dice che la cintura di cui sto valutando l’acquisto è coperta da una garanzia di trent’anni. Io subito non mi rendo conto del significato di questa sparata. Poi però quando cerca di contenere la richiesta di sconto di un altro acquirente interessato come me alle cinture, considerando che a quel punto se concede lo sconto a lui dovrà concederlo anche a me, e gli conferma i trent’anni di garanzia, e l’altro acquirente scoppia a ridere facendogli notare che tra trent’anni magari saremo tutti morti da un pezzo o, comunque, chissà che fine avremo fatto, penso anch’io che proporre una garanzia trentennale come extra compreso in un prodotto di quel valore è controproducente, per non dire una fanfaronata. Che ce ne facciamo di una cintura in cuoio con la riproduzione di una fibbia vintage coperta da trent’anni di garanzia?

Ho la pazienza agli sgoccioli ma mia moglie si perde via a fare le foto alle cinque o sei cinture frutto della selezione e a spedirle via Whatsapp a nostra figlia che però è a scuola e, di certo, non può mica rispondere e indicarci quale preferisce. Così propongo una soluzione equa per tutti: le bancarelle resteranno per qualche settimana? Bene, abbiamo tutto il tempo per ripassare con lei, così potrà scegliere la cintura più adatta e, addirittura, permettere all’artigiano di tagliarla della misura giusta senza costringerci a doverci rivolgere al ciabattino in paese, in settimana. L’artigiano capisce che l’affare sta andando in fumo perché nessuno torna lì mai due volte. Ma il rischio d’impresa è così, non a caso faccio il dipendente pubblico.

La soluzione equa per tutti di cui sopra si rivela per niente equa per l’artigiano, ma il fatto è che le confezioni dei prodotti surgelati sembra che si stiano inumidendo in eccesso e non è certo un buon segno. Si sta per avverare uno dei miei peggiori incubi. Sarò costretto a divorare code di gambero, pizze, barattoli di gelato, minestroni e merluzzo impanato per l’intera durata del weekend, pagando molto salato il prezzo di questa eccessiva disinvoltura nella vita. Del resto, quali cose avete mai comprato con trent’anni di garanzia?

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