metaponto

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Per un curioso effetto acustico a Metaponto, dallo stabilimento balneare limitrofo alla spiaggia attrezzata in cui ho prenotato lettini e ombrellone per una giornata al mare, arriva solo la linea di basso di “Sex Machine” di James Brown. Faccio fatica a orientarmi sul ritmo perché si percepisce un accento forte sull’uno di ogni battuta che non riconosco. Finalmente trovo dove iniziare a contare, il resto viene da sé e si conferma quello che ho sempre pensato. Poche note ma molto groove. Ho letto delle regole all’ingresso della spiaggia e ho deciso che le rispetterò. È vietato spostare i lettini a seconda della posizione del sole, ma il problema è che gli ombrelloni non si possono inclinare a piacimento, così ho steso il telo sulla sabbia per stare al riparo dal sole dietro ai lettini ma vedo che gli altri si fanno meno problemi di me. La normativa vieta anche di introdurre alimenti e bevande. Io non lo sapevo quando ho prenotato e ho una borsa di focaccia e una bottiglia da due litri di acqua che tra poco sarà troppo calda e da buttare. Il mare è diverso da quello sardo a cui sono abituato. Stesso discorso per le conversazioni della gente. Ci sono delle colleghe precarie che discutono di graduatorie e personale di segreteria di scuole del nord, accompagnate da uomini con il costume a slip dai colori fluo. Le mamme richiamano con accento del sud i loro figli piccoli dai nomi altisonanti che riconducono a dominazioni normanne e angioine. Il problema è che lo fanno senza soluzione di continuità fino a quando i mocciosi scoppiano in lacrime. Non dovete fraintendermi. Non è che prima frequentassi posti esclusivi. C’erano però molti turisti stranieri e mi trovavo più a mio agio.

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