come Anders in banca

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Al maestro Tobia qualcuno (o qualcosa) staccò la spina all’improvviso. Ma, come per gli alimentatori dei portatili, una lucina rimase accesa per un paio di secondi durante i quali la testina del riavvolgimento cosmico si posizionò a caso proprio sul momento meno importante della sua vita.

Nessuna traccia quindi del primo bacio dato alla futura moglie durante la proiezione di Jules e Jim che, si sa, non è certo un’apologia della coppia ma che fino ad allora si era comunque dimostrato un film sufficientemente propiziatorio. Stessa sorte per l’indimenticabile istante in cui sua figlia gli aveva stretto l’indice con la manina pochi minuti dopo il parto anche se, dietro il vetro della nursery, qualche ora più tardi si era confuso nell’indicare la neonata giusta ai suoceri, tra quelle decine di culle e relativi contenuti tutti uguali. Nessun flashback di quando, durante una terribile pandemia che aveva costretto tutti a casa, era riuscito a far installare da remoto la piattaforma per la DAD ai genitori della sua alunna egiziana, quella che quando non faceva i compiti di matematica, per farsi perdonare, gli portava in classe i dolcetti preparati dalla mamma.

Contro ogni previsione, la pallina del giro finale di roulette si fermò sullo zero, il numero perfetto per un ricordo di questo rango. Il maestro Tobia è bambino e siede sul ciglio di un prato in cima alla collina su cui sorge la sua casa di campagna, all’ora del tramonto di un venerdì sera di luglio. L’erba è umida, gli insetti fastidiosi, l’aria sempre più fresca, è piena estate e non c’è una nuvola in cielo. Tobia scruta il nastro asfaltato della provinciale, giù nella valle, nell’attesa di scorgere la Ford Taunus marrone dei genitori che fanno ritorno dalla città per trascorrere il fine settimana insieme. Al suo fianco le due sorelle quasi adolescenti che chiacchierano di cose che non capisce, la nonna con lo scialle che lo intrattiene in dialetto, il cane Bill. Poi una forma familiare tra le tante automobili sbuca sul primo tratto di strada visibile. È un puntino colorato, piccolissimo e lontano, ma Tobia non ha dubbi.

 

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