ipogeo

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Il vero miracolo non è tanto la statua della madonna che piange, ma che da qualche giorno mi è venuta voglia di comprare il suo album omonimo di esordio. Ho visto un documentario su Neil Rodgers in cui il chitarrista degli Chic ripercorreva la propria carriera di produttore e, per introdurre il periodo “Like a Virgin”, è stato tentato un paragone prima e dopo in cui le vecchie demo – a partire dalla primissima versione di “Everybody” – con le loro suggestioni electro no wave hanno sortito l’effetto contrario, superando impietosamente la pacchianeria del resto delle pubblicazioni della pop star più famosa al mondo. Il primo disco è l’unico che si avvicina a quella vetta di minimalismo mai più raggiunta nel corso dei fasti successivi, d’altronde se consideriamo il livello di fama conquistata e i fantastiliardi di dischi venduti è più che ovvio che non sarebbe andata così se avesse perseverato su quel registro della nicchia. Non credo, comunque, che l’edicola sacra in cui si è manifestato il miracolo di cui si parla tanto sui giornali sia la stessa in cui ho equivocato il senso di una goccia di pioggia sul viso della scultura in essa contenuta. Vi racconto come è andata. Stavo assistendo a un evento altrettanto straordinario. Pare che ci mettano la fibra – finalmente – e così sono stato precettato per supportare il tecnico della ditta detentrice dell’appalto lungo il sopralluogo dei plessi del comprensivo in cui insegno, con l’obiettivo di aiutarlo a rintracciare le condutture corrette del sottosuolo limitrofo in cui far passare i cavi nemmeno se fossi un addetto del comune. Mi aspettavo un operatore giovane e forzuto, c’erano diversi tombini e pozzetti da scoperchiare a mani nude. Il tecnico che si è presentato invece era più anziano di me, e la cosa che sorprendeva i passanti era che l’umarell, tra i due, era quello più giovane, anche se sotto il profilo delle canizie non c’era tutta questa differenza. E mentre il tecnico smadonnava (in barba alla sacralità del luogo e alle canzoni di Madonna – nel senso della popstar- che canticchiavo) per la complessità dell’impresa mi chiedevo perché una persona di quell’età non fosse già in pensione anziché lì, insieme a uno come me, a setacciare le fondamenta urbane con un freddo porco. Una sorta di formazione estemporanea che mi ha però permesso di imparare dove passano i tubi del gas, quelli dell’Enel e persino le fogne, e questa nuova expertise acquisita – mio malgrado – ha reso la mia posizione di onnisciente in forza al MIUR ancora più a rischio per le mansioni che potrebbero venirmi affidate. Mi spiace fare la solita lagna per le cose delle quali mi viene chiesto di occuparmi, ma nel giro di dieci ore, lo stesso giorno, ho toccato una varietà di settori professionali che ha dell’incredibile. Dopo due ore di didattica laboratoriale con attività di situazione in classe – che, detto per inciso, costituisce il mio vero core business, ciò solo per cui dovrei essere (sotto)pagato – ho raccolto i requisiti per allestire l’auditorium lunedì prossimo in occasione di una recita di natale di un’altra interclasse, a cui è seguita l’attività di aiutante sul campo per la società incaricata del cablaggio cui ho fatto cenno sopra, per poi trascorrere due ore nell’ufficio della dirigente, in veste di grafico, a preparare il materiale per l’Open Day delle scuole del nostro IC, evento a cui ho dovuto presenziare in qualità di collaboratore stretto della presidenza con delega al marketing dell’organizzazione facendo da cicerone a decine di genitori curiosi con prole al seguito. Sono rientrato alle otto di sera (ero uscito da casa alle 7:15 del mattino) così snaturato da non sapere più chi fossi. Ero tutto e niente, ma comunque molto stanco.

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