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Quando un docente termina in anticipo il programma si diffonde il sospetto che abbia lavorato male o in modo superficiale. Per un insegnante risulta difficile auto-valutarsi perché ci sono diversi fattori da tenere in considerazione. Di certo ho proceduto in modo piuttosto spedito, quest’anno. I miei bambini invogliano ad andare avanti e mi gratificano molto, sotto questo aspetto. Ne ho un paio che sono rimasti piuttosto indietro ma ho la sicurezza che non sarebbe cambiato nulla se avessi organizzato la didattica diversamente. Sta di fatto che è da metà maggio a oggi, a nemmeno una settimana dalla fine dell’anno scolastico, ho avuto tutto il tempo per riprendere gli argomenti di matematica e geometria e ripassarli. Anche la prova di fine quadrimestre in stile invalsi, che riassume un po’ tutto quello che sanno, è andata piuttosto bene. Mi sono permesso così di avviare un’attività un po’ diversa dal solito. Ho chiesto a ogni bambino di prepararsi una ricerca su un vertebrato a scelta in autonomia. Raccogliere le informazioni in Internet o su materiale vario a disposizione (documentari e testi di famiglia o eventualmente da recuperare presso la biblioteca comunale), completare una traccia di riferimento che ho condiviso con loro, creare infine una presentazione Google. Ho dedicato più ore del solito in laboratorio di informatica, in modo da consentire a chi è privo di strumentazione digitale a casa di mettersi in pari con gli altri, e ho programmato persino un calendario di esposizioni delle ricerche svolte come fanno i grandi che sto ultimando proprio in questi giorni. In pratica, da lunedì scorso, facciamo solo scienze. A parte questo, per il resto del tempo non è facile fare lezione. La nostra aula è molto calda e anch’io sono piuttosto stremato. Se non piovesse così tanto me ne starei tutto il tempo in giardino, seduto sulle gradinate del campetto di basket, a guardare i miei alunni che litigano giocando a calcio con la palla di gommapiuma sotto il sole cocente, quando c’è. Gli altri si misurano la vita reciprocamente. Quanto sono già cresciuti e quanto cambieranno di lì a poco. Alcuni si rincorrono sui pneumatici che una mia collega ha posizionato nel prato per il suo asperger a basso funzionamento. Altri li osservo parlare tutto il tempo. Ogni tanto si chinano a raccogliere una noce, un fiore, un rametto, un lombrico. So quello che state pensando: c’è della poesia, in tutto questo. È vero: la scuola è piena zeppa di poesia. Chi non la coglie, peggio per lui.

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