tolc to me

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Sono passati più di dieci anni dalla prima volta in cui ho immaginato il primo incontro con un aspirante pretendente di mia figlia. A giugno del 2012 aveva appena terminato la terza elementare e mi potevo permettere di speculare sul suo futuro, forte del fatto che la massima preoccupazione di mia moglie e mia fosse l’approccio da villaggio turistico degli animatori dell’oratorio estivo che le insegnavano il movimento sexy e altri balli di gruppo tremendamente inappropriati per la sua età. Quanta spensieratezza. Oggi mia figlia è una giovane donna di diciannove anni che, in questo preciso momento, è alle prese con il TOLC-E, il test preliminare per l’accesso alla facoltà di Scienze Politiche. O, almeno ci sta provando: ha scelto la modalità da remoto ma, proprio stamattina, anzi, anche stamattina, c’è qualcuno nel vicinato che ci dà dentro con il tosaerba mentre uno dei requisiti per sostenere la prova da casa è proprio posizionarsi in un ambiente silenzioso. Il paradigma del benessere psicofisico della contemporaneità è lo smartworking ma non dobbiamo dimenticare che lavorare da casa riduce i gradi di separazione tra quello che facciamo e quello che fanno i nostri vicini, che in genere sono vecchi di merda che non sanno come passare il tempo se non rompendo i maroni al prossimo con le attività più fastidiose possibili. Io, per sfortuna, non possiedo un giardino ma sono il proprietario di un discreto impianto stereo e, soprattutto, numerosi dischi rumorosissimi. Spero così di poter ricambiare un giorno gli anziani giardinieri della zona con del sano punk industriale. Oggi il moroso di mia figlia non è più solo il protagonista di un episodio di questo blog ma ha preso corpo ed è realtà. Il passaggio dal piano narrativo a quello fisico si è manifestato ieri sera a cena. Per mia fortuna non è un musicista come quello che avevo descritto ma un bravo ragazzo, molto premuroso, serio e sicuro di sé. Anche mia figlia, del resto, ha già conosciuto i genitori di lui. Devo ammettere che è una pratica che mi ha sorpreso. Una volta, l’ingresso in famiglia costituiva un momento di una certa solennità che si riservava non dico per il fidanzamento ufficiale ma, per lo meno, quando le cose si iniziavano a fare sul serio. Oggi, probabilmente, l’aperta condivisione delle esperienze con i genitori è frutto dell’eccessiva ingerenza reciproca tra le rispettive vite. Non dobbiamo stupirci se, avendoli trattati come adulti sin dai tempi dell’asilo, si siedono alla pari con noi ora che lo sono davvero. Sono comunque felice che si sentano così consapevoli dei loro sentimenti, indipendentemente se si tratterà di una relazione duratura o di un amore estivo.

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