divieto

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A ridosso degli ultimi tornanti della strada provinciale che conduce a Milo, il paesino alle pendici dell’Etna in cui ha vissuto Franco Battiato e dove aveva una casa persino Lucio Dalla, ci sono dei vistosi (quanto non ufficiali) cartelli “vietato suonare”. Pensate se i due – che non vi nascondo essere i miei cantautori italiani preferiti, ma immagino anche i vostri – avessero applicato la normativa alla lettera, di quanti capolavori ci avrebbero privato. Un divieto legittimo è invece quello che impedisce ai turisti più o meno sprovveduti di avvicinarsi alle zone più pericolose del nostro vulcanone nazionale, e sono tante. Crateri attivi, bocche che emettono suggestivi anelli di fumo e il costante rischio di esalazioni letali persino per chi calza scarpe da trekking old-fashioned come le mie. In una Taormina presa d’assalto da coppie che si sposavano e da turisti alla ricerca del resort di lusso impiegato come set di “The White Lotus”, ci sono cascato anch’io e ho scattato persino la foto che trovate qui sopra. In una viuzza del centro ho poi sostato al cospetto di una splendida vetrinetta stipata di teste in ceramica e altri manufatti tipici dell’artigianato locale. Anche lì dentro qualcuno aveva posizionato un cartello con un altro invito pensato per limitare la mia libertà di espressione. C’era scritto “vietato fotografare” e non vi nascondo che lo sforzo per trattenermi dalla trasgressione a quella sciocca regola è stato ciclopico. Mi sono anche trattenuto dal non capovolgere un libello sul mascellone giustamente appeso al contrario in una celeberrima piazza di Milano sfoggiato in bella vista nella sala colazioni di un b&b in cui ho soggiornato e non l’ho fatto solo perché il proprietario – nonché fan del più grande traditore del nostro popolo di tutti i tempi – fondamentalmente era una brava persona, un’idea che avrò di lui almeno fino a quando non me lo ritroverò armato di tutto punto a fare la guardia a me e a tutti gli altri elettori del PD raccolti in uno stadio dopo la definitiva sterzata nazifascista di cui il nostro paese si sta rendendo protagonista. Avete letto le minchiate sugli autori della strage di Bologna? Amici, sappiate che si tratta del solito trucco vecchio quando Walter Veltroni. A destra sparano provocazioni sulle quali noi democratici progressisti ci precipitiamo come belve affamate all’ora del pasto principale. E mentre facciamo a gara – dal vivo e sui social – a chi è più indignato (oggi per il 2 agosto, domani per i diritti civili, dopodomani per i migranti) gli artefici di questo regime, indisturbati, mettono a segno le peggio cose. Povera patria.

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