no libro oggi

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La mamma di Eric lo ha scritto sotto forma di comunicazione ufficiale sul diario, da far firmare a noi insegnanti, per essere chiara e fugare ogni dubbio: in occasione della visita alla biblioteca comunale Eric non deve prendere in prestito nessun libro. Non tanto perché in famiglia si parla il cinese e un libro in italiano potrebbe risultargli complicato da leggere durante le vacanze, piuttosto perché la mamma non vuole o non ha tempo poi di riportarlo in biblioteca – così ci ha spiegato lui – una volta che Eric lo avrà terminato o comunque alla scadenza del periodo consentito. Eric ci ha sottoposto l’avviso della mamma come prima cosa, appena entrato, consapevole dell’urgenza di farcelo sapere. È finita che, conclusa la visita, tutti sono rientrati a scuola con un libro tranne lui. Peccato, perché Eric sembrava decisamente attratto da tutti quegli scaffali sommersi da pubblicazioni coloratissime – romanzi, fumetti, saggistica e giochi – e adatte alla sua età. C’era, come facile immaginare, l’imbarazzo della scelta e lui, uno dei bambini più curiosi della mia classe, si è dovuto accontentare di sfogliare qualche volume lì, durante la visita. Ho scattato persino una foto a quella comunicazione secca sul diario – Eric no libro oggi – perché trasmette un’intransigenza sovradimensionata rispetto alla semplicità dell’operazione, ancor prima di considerare l’aspetto severamente morale e pedagogico legato all’importanza della lettura, il profumo della carta e tutte quelle cose lì. Che cosa vuole che sia, vorrei dire alla mamma di Eric, un ritardo nella consegna di un libro alla biblioteca comunale, senza contare che, se nessuno richiede prima il testo, i prestiti possono essere rinnovati fino a tre mesi. La biblioteca comunale, la scuola e le abitazioni dei miei bambini sono a uno sputo di distanza tra di loro, tutte quante incluse nel raggio ridottissimo della frazione di un piccolo paese di periferia. Possibile che la signora non riesca a dedicare mezz’ora del suo tempo – e mi tengo molto largo – per fare un salto a restituirlo? Ho pensato che mi sarei potuto proporre come intermediario e convincere Eric a prendere comunque il libro che preferiva e poi, una volta letto, di riportarlo pure a scuola. Mi sarei occupato in prima persona della riconsegna, non mi sarebbe costato nulla. Ma la mia collega non mi è sembrata d’accordo. Secondo lei avrei corso il rischio di intromettermi in qualche consuetudine famigliare o, peggio, avrei potuto scardinare una consolidata impostazione valoriale in cui – tiro a indovinare – non si leggono i libri appartenenti alla cittadinanza, o i genitori vogliono scegliere in prima persona le letture dei figli, o in casa si leggono solo libri in lingua cinese o boh. Ecco, forse boh. Forse non c’è una spiegazione logica a questo divieto irrazionale. Eric no libro oggi e basta, senza tanti perché.

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