litio

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Da qualche settimana tengo un corso di informatica e cultura digitale a una trentina di ragazzini della secondaria di primo grado del comprensivo in cui insegno. Si tratta di una delle svariate iniziative di formazione a cui mi sono reso disponibile grazie ai finanziamenti ottenuti con il PNRR che mi consentono di arrotondare i quattro soldi dello stipendio da insegnante di scuola primaria. Al corso di informatica e cultura digitale si sono iscritti in tutto una sessantina di studenti provenienti da tutti e tre gli anni di quella che una volta chiamavamo scuola media. Ce li siamo divisi equamente io e il collega della secondaria che, come me, è stato selezionato dopo aver partecipato al bando. Quindici lezioni da due ore ogni venerdì pomeriggio che, tra vacanze e ponti, si concluderanno a metà maggio. Il collega ed io siamo siamo ubicati in due aule, una di fronte all’altra. Accogliamo i ragazzi terminato il panino che si portano da casa e che consumano nel grande spazio a cui si affacciano i laboratori del piano terra. Saliamo insieme a loro al piano superiore, dove si trovano le classi, e da lì i due gruppi si dividono seguendo il prof a cui sono stati assegnati.

Il programma è grosso modo identico e finalizzato al conseguimento del cosiddetto patentino ICDL. Cambia ovviamente l’approccio, nonostante il mio collega ed io rientriamo ampiamente nella categoria degli smanettoni. Siamo due umanisti, nell’accezione del tipo di studi in cui abbiamo conseguito la laurea, ma non so per quale forma mentis riusciamo a risolvere qualunque problema tecnico legato all’uso dei dispositivi digitali si presenti ai colleghi. E non sto esagerando. Qualche giorno fa il mio collega mi ha insegnato una cosa che non sapevo: staccando per qualche minuto la pila al litio ubicata sulla scheda madre il sistema si resetta completamente. Una procedura empirica che si è rivelata utile per ripristinare da zero un paio di ferrivecchi desktop che ho in laboratorio e sui quali il tentativo di revamping in Chrome OS ha fatto cilecca.

La cosa strana è che poche ore dopo ho assistito a un intervento analogo su un’automobile super-moderna in cui era andato in tilt il sofisticatissimo sistema informatico e non c’era verso di farla ripartire. Il proprietario, che poi è un amico, ha staccato il cavo della batteria, abbiamo atteso qualche minuto, ha ripristinato i connettori nella posizione corretta e l’auto è si è riaccesa come se niente fosse. Alcuni sostengono che trovarsi in balia dell’elettronica sia molto più grave che trovarsi in balia della meccanica. Ti si blocca la macchina perché il computer di bordo è impazzito – quelli del Discovery con a bordo HAL 9000 ne sanno qualcosa – e sei letteralmente fottuto. A quel punto devi aprire l’involucro in cui vive e respira e si nutre quella specie di entità soprannaturale e, brugola alla mano, devi scollegare fisicamente chissà quante parti cablate per salvarti il culo. Giro giro tondo, casca il mondo, avete capito bene, proprio quella roba lì.

Vi confesso però di aver accusato una non leggera difficoltà nello smontare e montare lo chassis per tentare l’esperimento della pila al litio, togliere e stringere le viti, proteggermi dalla polvere di chissà quanti anni penetrata nel cuore pulsante di quei vecchi computer scolastici. Senza contare che vivo nella consapevolezza – assolutamente non dimostrata – di essere allergico alla polvere e in genere a certe particelle presenti nello smog. Ai tempi dell’università la viuzza che collegava la stazione ferroviaria alla mia facoltà era aperta al traffico e non passava mattina che non dovessi correre in bagno al primo bar aperto per porre rimedio a fortissimi attacchi non sto a specificarvi di cosa ma ci siamo capiti.

Comunque, tornando ai computer, il mio resta un approccio decisamente in linea con le aspettative dei ragazzi del corso, tutti più che millennials. Nessuno di loro ha voglia di ascoltare paternali su hardware e periferiche che non servono più a niente e anche l’ICDL, vista con gli occhi dell’adolescente del 2025, è un acronimo che suona come una cagata pazzesca. A chi interessa se confondono browser e motore di ricerca, tanto ora ci sono Trump e Musk e la Meloni che spazzeranno via l’intera civiltà come l’abbiamo conosciuta e chi ha le possibilità si trasferirà su Marte. A chi interessa se non hanno idea di come rendere editabile un PDF, che peraltro pensavo che la P stesse per Printable e invece è l’iniziale di Portable ma, e non lo dico per eludere una qualche responsabilità nell’averne equivocato la definizione, il senso non cambia di un bit.

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