omofobia vs donnofobia

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Il corriere punto it che oggi punta il dito contro la battuta omofoba di Di Pietro ieri con morboso voyeurismo ci aggiornava sui gusti sessuali della figlia di un cantante italiano utilizzando un linguaggio che nemmeno novella duemila. Non abbiamo dubbi sul perché di questo duplice modo di considerare l’omosessualità, vero?

e ora qualcosa di completamente diverso

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Monti Python senatore a vita.

disfunzione rettile

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il futuro non è scritto, è stato solo dematerializzato

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Vi aspetto a ridosso del muro con un sintetizzatore senza custodia appoggiato sulla creeper destra per evitare che si graffi. È un DX 21 noleggiato per dodici mesi, non voglio rimetterci la caparra per qualche segno sulla plastica. Arrivate più o meno tutti contemporaneamente e vi rallegrate per la possibilità di avere suoni diversi, a partire da quella sera. So tutti i vostri pezzi, li ho imparati perché mi infiltravo sempre alle vostre prove o spiavo dal vivo il tastierista che ho l’opportunità di sostituire. Ho visto quasi tutti i vostri concerti, conosco le parti a memoria. Lo scantinato puzza più del solito, demerito del gruppo che ha provato prima. Posiziono il DX 21 sul trespolo, sopra il Poly 800, poi mi giro verso di voi che state sistemando i vostri strumenti, vi osservo e penso che è fatta, ho raggiunto il mio obiettivo. Non chiedevo altro e ora sono nella line up. La proposta l’avevo ricevuta un paio di settimane prima dal vostro cantante, era appena arrivato al sound check di un vostro concerto con i suoi occhiali sovietici tondi fighissimi e l’asciugamano bianco sulla spalla, il taccuino dei testi in mano, sigaretta in bocca, a torso nudo appena uscito dal mare. Chiaro che eravate già al corrente e comunque un po’ ci speravo. Mi chiedete con che brano voglio rompere il ghiaccio, e allora sorrido perché mi aspettavo proprio che iniziasse tutto così.

il vaffanculo al tempo della crisi

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Ho pensato che dovrei contare fino a dieci prima di scrivere un post come questo, in cui cerco di concentrare tutto il veleno che vorrei riversare su di voi che mi fate perdere tempo al telefono con la vostra disorganizzazione, perché non siete nemmeno d’accordo tra di voi e in più dovrete coinvolgere in un secondo tempo il vostro amministratore delegato. Un approccio che non sarebbe velato di incompetenza se vi limitaste a fare il vostro, di lavoro, perché se ricoprite quella posizione sicuramente lo sapete fare. Ma non vorrei sembrarvi presuntuoso se vi dico che fare il mio lavoro come dite voi non è la maniera più percorribile, e se mi avete scelto come fornitore dovreste fidarvi di me. Ho pensato che dovrei contare fino a dieci prima di scrivere un post come questo, per evitare le scurrilità se non nel titolo così da attirare qualche lettore coprolalo in più ma che riassume un sentimento che provo fin nel profondo, perché anche se te ne approfitti sai che non posso interrompere la mia collaborazione con te, in questo periodo signora mia non si lascia certo scappare un cliente che paga anche poco, e si sente libero di cambiare il brief ogni volta. Perché le proposte creative sono proposte creative altrimenti ti preparo tre, quattro, dieci, mille varianti complete del progetto ma me le devi pagare tutte, perché ti devi fidare di me: la proposta che sceglierai con tutte le sue immagini provvisorie e tutti i lorem ipsum, alla fine vedrai che sarà piena dei contenuti e dei valori e della filosofia della tua azienda. (avevo aggiunto “di merda” ma lo ho cancellato, grazie allo sfogo che la scrittura comporta un po’ di rabbia era scemata e ho pensato che forse era un finale troppo forte, che dite?)

utenti anonimi

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che rivela saggezza ed equilibrio di giudizio come quelli dell’antico re ebraico Salomone

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– Signora, la smetta però di urlare così, esclama seccata la cassiera. – Là c’è il direttore, vada a lamentarsi con lui.
– Io urlo perché mi ha detto che sono una bugiarda, incalza la cliente, una sciura sui settanta dai capelli bianchi con riflessi viola.
– Cosa le ho detto io? È impossibile che li ha presi da noi quei bollini lì, signora, non è una raccolta che facciamo noi.
– Ma secondo lei sarei scesa fino a qui se non sapessi che me li avete dati voi? Ho fatto la spesa sabato mattina.
– Signora, sabato mattina avrà fatto la spesa ma nessuna cassiera può averle dato quei bollini lì.
– Non sono una bugiarda!
Ed ecco che arriva il direttore con il suo bell’auricolare metallizzato piazzato nell’orecchio, interrompe una chiamata e si mette immediatamente al servizio della causa.
– Signora buongiorno, dica pure a me. Anzi, mi faccia dare un’occhiata ai bollini, la rassicura il diretùr.
– Sono scesa apposta per avere la mia padella, altrimenti me ne sarei rimasta a casa.
È sufficiente un’occhiata veloce, il logo della concorrenza presente sui bollini non lascia dubbi. Anche la cassiera li nota e solo un’occhiata severa del suo superiore la ferma prima di cazziare la cliente sbadata che le ha fatto perdere un mucchio di tempo. L’ora è quella di punta, le casse sono gremite di acquirenti che sfruttano la pausa pranzo per la spesa o, come me, si approvvigionano lì per i pasti in ufficio.
– Avete ragione entrambe, perché sono bollini nostri ma sono scaduti proprio la settimana scorsa. Probabilmente la cassiera non se ne è accorta. Linda, per cortesia, cambia i bollini alla signora.
Il direttore strizza l’occhiolino alla cassiera a fianco, chiedere una cortesia alla ragazza coinvolta nel battibecco sarebbe sconveniente. La sciura afferra con il piglio di chi ha vinto una battaglia per la sopravvivenza i suoi nuovi bollini e, uno ad uno, li attacca alla scheda di raccolta, e mentre intorno il flusso riprende regolare, si avvia al banco di assistenza per ritirare la sua padella antiaderente nuova.

formazione permanente

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Si insegna così, ai bambini, ad andare in bici quando non imparano da soli. Se sono piccoli, molto piccoli, è difficile che apprendano in autonomia. Quindi occorre stare dietro di loro, una mano sul manubrio l’altra sulla spalla, di corsa per far prendere loro velocità. A me è successo quando mia figlia aveva quasi cinque anni, la bicicletta bassissima e io a dovermi piegare a terra dal mio metro e ottantasei. Avanti e indietro in una stradina al sicuro, avanti e indietro senza sosta, ma in un paio di giorni i bambini imparano. Fare i nodi invece è un’attività meno divertente, per loro e per noi. Non ha il fascino della vertigine dell’equilibrio, come pedalare. Poi occorre avere la mano già salda, e lì l’età non c’entra, io non ce l’ho a quarantaquattro anni senza contare che, nel caso dei lacci delle scarpe, l’esempio occorre mostrarlo specularmente. E per i grandi è molto, molto complesso. Ho imparato a leggere al contrario per raccontare i libri con la pagina e le illustrazioni rivolte a lei quando non potevo tenermela in braccio e leggere normalmente. Ma per insegnare ad allacciare le Clark tarocche misura 32, dove l’occhio c’entra marginalmente ma occorre la manualità, sono nel panico. Provo davanti, passo dopo passo, ma il risultato non è granché. Mi metto alle sue spalle e inizia la lezione, lei si annoia e io non vi dico, mi perdo in un bicchiere d’acqua. E cerco di ricordarmi come ho fatto io ad apprendere questa tecnica aliena ma chiedo troppo. Per oggi mettiamo ancora le scarpe con la chiusura in velcro, prima devo imparare a insegnare.

emanazione di sé

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Tutti noi qui abbiamo il sospetto che il nostro capo ami il turn over del personale solo per avere intorno nuovi collaboratori. Ma la sostituzione di materiale umano avariato o difettoso con carne fresca ed entusiasta, sempre meno senior e sempre più a basso costo, ha un obiettivo che non consiste nella riduzione delle spese, nel portare nuova linfa creativa in un mercato sempre più autoreferenziale o nell’investimento in individualità pronte a portare quel qualcosa in grado di concretizzarsi in vantaggio competitivo e farci guadagnare di più. No. Il recruitment viene fatto unicamente per quell’impagabile primo giorno di lavoro della nuova risorsa in cui il capo può interpretare la parte di se stesso nella messa in scena de “il pippotto”.

Il pippotto consiste in una pièce in atto unico, massimo due se inizia a ridosso dell’ora di pranzo, il cui il capo concentra la storia dell’agenzia, come si lavora qui, l’organigramma e relative funzioni, il clima, i processi, le risorse e gli strumenti. Quindi passa alla storia delle aziende clienti, la struttura del principale cliente che, trattandosi di un colosso multinazionale, non lo si può certo liquidare in un poche parole. Quindi la descrizione dei processi produttivi, la struttura marketing e communications, comunicazione esterna e interna, la terminologia da utilizzare per la localizzazione del materiale dall’inglese all’italiano. A questa prima sessione dalla durata variabile segue la raccolta della bibliografia a supporto. Brochure, guideline, materiale utile a precipitare senza tanti complimenti nel vivo della produzione. La bibliografia comprende inoltre contenuti utili allo svolgimento dell’attività della nuova risorsa, i vari manuali del nomelavoroqualsiasi, l’agenzia è provvista di una nutrita biblioteca tutta rigorosamente datata e obsoleta. Dopo la full immersion il nuovo acquisto è pronto per il secondo giorno di lavoro e può in autonomia dedicarsi all’attività per la quale è stato contattato, ovvero fare di tutto, indipendentemente dal suo profilo. Sempre che si presenti la mattina dopo.

la storia, e che sarà mai

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